REPORT DI MONITORAGGIO CIVICO
MESSA IN SICUREZZA/BONIFICA DELLA DISCARICA IN LOCALITA’ TUFOLO-FARINA

Inviato il 24/03/2021 | Di scaricatikr | @scaricati2021

Descrizione

Il progetto monitorato “Messa In Sicurezza Permanente/bonifica della discarica in località Tufolo-Farina” rientra nel Fondo per lo Sviluppo e la Coesione 2014-2020 e nell’ Asse tematico FSC - Recupero dei siti industriali e dei terreni contaminati - bonifiche.
Il soggetto programmatore è il MATTM - Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare - Direzione generale per la salvaguardia del territorio e delle acque, attuatore è il Comune di Crotone, beneficiario la Regione Calabria. La discarica comunale di Tufolo-Farina, chiusa nel febbraio 2000, è stata inserita nel "Sito di Interesse Nazionale ai fini della Bonifica di Crotone e Cassano-Cerchiara", in quanto durante l'alluvione dell'ottobre 1996 di Crotone, ha accolto anche rifiuti di tipo industriale e di dilavamento delle aree industriali interessate dagli eventi alluvionali.
Il 5 agosto 2008 è stata sottoscritta una specifica convenzione fra Regione Calabria ed il Comune per il trasferimento a quest'ultimo delle competenze e del relativo finanziamento necessario ad attuare gli interventi di risanamento ambientale dell'ex discarica.
Le criticità ambientali del sito, che discendono dalla tipologia di rifiuti abbancati di natura urbana, speciale, pericolosi e non, oltre alla vicinanza di nuovi agglomerati urbani a circa 1 Km di distanza, hanno fatto sì che la discarica dismessa fosse inserita nel perimetro del Sito di Interesse Nazionale (SIN) ai fini della bonifica e ripristino ambientale con il D.M. n. 468 del 18/09/2001. Con il successivo D.M. 26/11/2002 è stata approvata la perimetrazione del sito di Crotone, comprendente anche un‘area con un‘estensione pari a circa 23 ettari, al cui interno trova collocazione la discarica di Tufolo-Farina che era inquadrata nel Piano regolatore come E4, area agricola produttiva. Non risulta alcuna documentazione, agli atti del MATTM, che attesti una preliminare progettazione della discarica che, di fatto, è sorta come semplice sito di abbancamento dei rifiuti del Comune di Crotone su terreni di privati né che sia stato realizzato alcun sistema di drenaggio del percolato e/o di captazione del biogas. Ad oggi, la discarica, una vera bomba ecologica, è stata sottoposta solo a Messa in sicurezza d'emergenza.

Cosa abbiamo scoperto

Avanzamento

Il 4 maggio 2004 è stato approvato, in sede di conferenza dei servizi presso il Ministero dell’Ambiente, il Piano di Caratterizzazione dell’ex Discarica, al fine di accertare la presenza e la distribuzione di contaminanti, all’interno e all’esterno dei depositi principali. Nel corso del 2009 sono stati eseguiti sondaggi, rilievi e determinazioni analitiche da cui sono emersi superamenti nei valori delle CSC (Concentrazioni Soglia di Contaminazione), per i suoli e le acque prelevate da alcuni dei piezometri installati. Il progetto monitorato, che rientra nel fondo per la coesione 2014/2020, sarebbe dovuto partire il 1 ottobre 2020 ma risulta, ad oggi, riprogrammato. Nella determina dirigenziale n.620 del Comune di Crotone si procedeva, infatti, all‘affidamento dei servizi di ingegneria per l’implementazione dell’analisi di rischio sanitario sito specifica e la redazione del progetto definitivo, esecutivo, direzione dei lavori, geologia e coordinamento della sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione dei lavori di messa in sicurezza permanente (MISP) dell’ex discarica comunale per RSU in loc. Tufolo-Farina ricadente nel S.I.N. di Crotone-Cassano-Cerchiara. Con Deliberazione della Giunta comunale n. 102 del 2.4.2012 era stato approvato il progetto preliminare di messa in sicurezza permanente ed il piano particellare d’esproprio dell’ex discarica comunale per RSU ubicata a Crotone in Loc. “Tufolo- Farina”; in data 26/09/2013, la Conferenza dei servizi decisoria, convocata presso il MATTM, aveva approvato i risultati delle indagini di caratterizzazione della discarica Tufolo-Farina, validati da ARPACAL con nota prot. 1220 del 08/04/2010 e, successivamente, lo stesso Ministero aveva chiesto al Comune di Crotone di attivare immediati interventi di messa in sicurezza d’emergenza; i lavori di MISE sono stati conclusi in data 09/09/2016 e l’atto di collaudo tecnico- amministrativo è stato approvato con determinazione n.522 del 09/03/2017. La procedura si inceppa a seguito del procedimento di anomalia. Il RUP, con il supporto della commissione giudicatrice, aveva esaminato la documentazione prodotta dai due operatori economici che avevano partecipato al bando di gara valutando le stesse non congrue. A causa dell’esclusione del R.T. Pro Green Ambiente S.p.c.A. (prima classificata) e del R.T. Ambiente S.p.A.(seconda classificata), il R.T. Pro Green Ambiente S.p.A. aveva presentato ricorso al TAR Calabria per ottenere la sospensiva del provvedimento di esclusione. In virtù della sospensiva del TAR Calabria, il RUP ha riconvocato di nuovo la Commissione giudicatrice, quale organo di supporto nella valutazione dell’anomalia dell’offerta, la quale dopo un’attenta disamina dell’ordinanza cautelare si è uniformata alla stessa. Tutto questo ha causato il blocco dei lavori. Ne consegue che una discarica chiusa nel 2000 risulta, ad oggi, nonostante quanto richiesto da Ispra in sede di conferenza dei servizi, non sottoposta a messa in sicurezza permanente.

Risultati

Non è stato possibile valutare l’efficacia dell’intervento - Es. il progetto non ha ancora prodotto risultati valutabili

Inizialmente si è proceduto con le fasi di caratterizzazione che avrebbero dovuto consentire di procedere successivamente alla bonifica dell'area.
Le indagini previste dal piano di caratterizzazione prevedevano l'esecuzione di 55 carotaggi, di cui: 16 carotaggi spinti fino a 3 metri di profondità, 13 carotaggi spinti fino a 5 metri di profondità, 11 carotaggi spinti fino a 10 metri di profondità, 15 carotaggi spinti fino a 20 metri di profondità; solo dopo la caratterizzazione, infatti, si sarebbe potuto procedere al complessivo recupero dell'area in oggetto. L’area perimetrata ha un'estensione di circa 23 ha, la superficie interessata da corpo di discarica vero e proprio è pari a circa 7 ha e la discarica medesima è costituita da due accumuli molto evidenti, corrispondenti ai diversi periodi di funzionamento della discarica: il primo di superficie pari a circa 2,06 ha, corrispondente ai primi anni di attività, il secondo di superficie pari a circa 4,79 ha, corrispondente all'attività di abbancamento protrattasi fino al 2000. Sulla base dei risultati delle indagini di caratterizzazione (sondaggi e tomografie elettriche) ,risulta che nelle due zone della discarica sono stati abbancati volumi pari, rispettivamente, a circa 330.000 mc e 200.000 mc. Il progetto non risulta avviato. Ad oggi la discarica è stata oggetto solo di messa in sicurezza d'emergenza.

Punti di debolezza

Considerate le caratteristiche sito-specifiche dell’area e la contaminazione accertata era necessaria l’adozione di interventi di Messa in Sicurezza Permanente (MiSP), così come definite all’art.240, comma 1, lettera o del D.lgs. 152/06. Nel parere ISPRA IS/SUO 2011/098 si ribadiva che non erano stati presi in debita considerazione elementi di criticità legati al contesto geologico (problemi relativi alla stabilità dei versanti argillosi che avrebbero potuto interessare le discariche) ed idraulico (corpo rifiuti con il Fosso Carbonara e il Vallone Esposito) dell’area interessata dalla discarica. A ciò si aggiunga che l'area occupata dalla discarica è stata interessata dall'abbancamento di rifiuti solidi urbani, rifiuti ospedalieri e rifiuti provenienti da attività industriali assimilabili agli RSU e che, a seguito dell'alluvione di Crotone del 1996, sono stati conferiti, nella medesima discarica, rifiuti e fanghi provenienti dalle operazioni di bonifica dei quartieri allagati, rifiuti contenenti metalli pesanti come cadmio, arsenico, piombo, che sono genotossici. Essendo ubicata a pochi km di distanza dal centro abitato, ed essendo circondata da terreni destinati a pratiche agricole estensive o al pascolo di ovini e caprini, la mancata messa in sicurezza, rappresenta un grave problema per la popolazione. Già nella conferenza dei servizi istruttoria del 2 aprile 2004 veniva sottolineato che qualora si ricorresse ad una messa in sicurezza permanente dell’area della discarica, l’area non potrebbe essere destinata ad alcun utilizzo, non solo a quello agricolo. Nonostante tutto, problemi di natura amministrativa hanno rinviato l’esecuzione di un progetto che doveva partire il 1 ottobre del 2020, cioè 20 anni dopo la dismissione della discarica, al 1 maggio 2021.

Punti di forza

Il progetto, riprogrammato e non avviato, non presenta al momento punti di forza. Le criticità ambientali del sito, che discendono dalla tipologia di rifiuti abbancati di natura urbana, speciale, pericolosi e non, oltre alla vicinanza di nuovi agglomerati urbani a circa 1 Km di distanza, hanno fatto sì che la discarica dismessa fosse inserita nel perimetro del Sito di Interesse Nazionale (SIN) ai fini della bonifica e ripristino ambientale con il D.M. n. 468 del 18/09/2001. Con il successivo D.M. 26/11/2002 è stata approvata la perimetrazione del sito di Crotone, comprendente anche un‘area con un‘estensione, pari a circa 23 ettari, al cui interno trova collocazione la discarica di Tufolo-Farina che ha accolto anche rifiuti industriali dopo l'alluvione del '96. Il progetto risulta, ad oggi, non avviato.

Rischi

Nel corso della gestione e prima post-gestione della discarica il percolato è stato in parte ricircolato sugli abbanchi; i dati di smaltimento dal 2005 al 2010 forniscono un valore complessivo di percolato avviato allo smaltimento pari a 1798,56 ton e una media annua di 359 ton/anno. Considerando l’estensione areale della discarica (circa 6,85 ha) rispetto allo spessore dell’abbancamento dei rifiuti (max 17,5 metri), è giusto ritenere come il fattore preponderante nella formazione del percolato risieda nelle precipitazioni meteoriche, anche in considerazione dell’inadeguatezza dei sistemi di intercettazione delle acque superficiali di ruscellamento e di copertura della discarica. In pratica, visti i volumi della discarica e i dati di smaltimento, l’assenza di impermeabilizzazione sommitale e i sistemi di allontanamento delle acque di ruscellamento superficiali, è giusto ritenere che una buona frazione del percolato venga intrappolata nel corpo discarica, e solo grazie all’installazione dei pozzi fatta con la MISE, questa problematica è stata risolta. Inoltre, nel corso dei lavori di MISE, sono state campionate ed analizzate le emissioni prodotte dall’accumulo di rifiuti su 3 punti, al fine di stabilire la percentuale di metano presente nel Biogas; i risultati mostrano come i valori siano inferiori al 6%, dato che ha avuto la conseguenza di escludere ogni valorizzazione energetica del Landfill Gas, mentre riferendosi alla qualità delle acque sotterranee (fluidi campionati dai piezometri), dai rilievi effettuati si può attestare l’assenza di un corpo discarica vero e proprio; i piezometri perimetrali al corpo discarica realizzati direttamente su terreno (argilloso) in posto non hanno intercettato falda idrica, sono risultati pertanto sterili a meno della verticale Pz4 (unico punto nel quale si possa parlare di “falda idrica sotterranea” – subalvea del Vallone Esposito). Il resto delle verticali piezometriche risultate “produttive” (rif.: Pz5, Pz6, Pz7, Pz9, Pz10, Pz14), sono ubicate all’interno dei corpi discarica di maggiore e minore abbancamento (Area1-Area2) o al massimo nella zona perimetrale; si tratta pertanto di fluidi associabili alla percolazione di apporti idrici meteorici nell’ambito dei corpi discarica e/o alla formazione di veri e propri percolati di discarica che sono convogliati all’interno delle verticali piezometriche citate. Pertanto considerate le caratteristiche sito-specifiche dell’area e la contaminazione accertata è necessaria l’adozione urgente di interventi di Messa in Sicurezza Permanente (MiSP), così come definite all’art.240, comma 1, lettera o) del D.lgs.152/06 e s.m.i.: “l'insieme degli interventi atti a isolare in modo definitivo le fonti inquinanti rispetto alle matrici". Se si considera poi la mancata messa in sicurezza permanente della discarica in un contesto più ampio, ci si potrà rendere conto del pericolo a cui sono sottoposti i cittadini. In attesa di bonifica, infatti, non solo la popolazione continua a vivere, lavorare e mangiare su un territorio gravemente inquinato, continuando a chiedersi quanto l’emergenza ambientale incida su tumori, allergie, malattie respiratorie ma di Crotone si vuole addirittura fare la pattumiera della Calabria (sono confluiti negli ultimi quattro anni 1.600.000 ton di rifiuti) e non solo. La città, infatti, è circondata da discariche: a sud est la vecchia discarica di Tufolo Farina, sempre a sud est la discarica di Columbra (5 milioni di metri cubi di rifiuti pericolosi e non); a nord est il termovalorizzatore del gruppo Mida; poi Ponticelli; una centrale a metano e la centrale a turbogas di Scandale. A ciò si aggiunga la volontà espressa dalla Regione di aprire una nuova discarica a Santa Marina di Scandale (decreto dirigenziale n.8403 per 400 mila metri cubi), e una futura discarica di tenorm nel quartiere Gesù, uno tra i più popolosi della città.

Soluzioni e Idee

In un contesto ad alto tasso di criminalità, basti ricordare che il SIN di Crotone è sotto la lente d’ingrandimento della Commissione Ecomafie, e in mancanza, dopo due anni, della nomina di un commissario per la bonifica, diventa sempre più importante il coinvolgimento della popolazione in attività di monitoraggio dei fondi di coesione. Sulla base della documentazione approvata in C.d.S. (piano della caratterizzazione, progetto operativo, misure di riparazione, monitoraggi, limitazioni d'uso, prescrizioni, ecc.) la Provincia e l’Arpa competenti per territorio eseguono i controlli necessari ad accertare la conformità degli interventi eseguiti con progetti approvati. Ma questo, evidentemente, non basta. Effettuare controlli, attraverso sopralluoghi in campo, con la partecipazione attiva dei cittadini, sul modello europeo degli Integrity Pact, diventa allora fondamentale per accertare la corretta gestione e il rispetto delle tempistiche di esecuzione dei lavori.

Metodo di indagine

Come sono state raccolte le informazioni?

  • Raccolta di informazioni via web
  • Visita diretta documentata da foto e video
  • Intervista con gli utenti/beneficiari dell'intervento
  • Intervista con i soggetti che hanno o stanno attuando l'intervento (attuatore o realizzatore)
  • Intervista con i referenti politici

Vincenzo Voce, sindaco città di Crotone
Francesco Falcone, Legambiente Calabria
Bruno Palermo, direttore Crotonenews

Domande principali

1. Ing. Vincenzo Voce- Sindaco Crotone. La città di Crotone è circondata da discariche: a sud est la vecchia discarica di Tufolo Farina (compresa nel Sin, una bomba ecologica ad oggi sottoposta solo a MISE, sempre a sud est la discarica di Columbra (5 milioni di metri cubi di rifiuti pericolosi e non); a nord est il termovalorizzatore del gruppo Mida; poi Ponticelli; una centrale a metano e la centrale a turbogas di Scandale. A ciò si aggiunga la volontà espressa dalla Regione di aprire una nuova discarica a Santa Marina di Scandale (decreto dirigenziale n.8403 per 400 mila metri cubi). Sindaco Voce, quanto è sostenibile, secondo lei, una situazione del genere per una città come Crotone, sito di interesse nazionale dal 2001?
2. Dott. Francesco Falcone- Legambiente Calabria. Il MATTM, con la Conferenza dei Servizi dell’8/01/2009, applicando l’art. 250 del Codice dell’ambiente che prevede che le bonifiche debbano essere compiute dal soggetto proprietario responsabile dell’inquinamento, ha richiesto a Syndial di farsi carico degli obblighi di messa in sicurezza e di bonifica in qualità di proprietaria. Potrebbe fare, ad oggi, il punto della situazione in merito alla bonifica?

Risposte principali

1. Non è sostenibile. Vanno aggiunti, rispetto a quanto detto, i siti del cic, la scoria cubilot interrata, la discarica di tipo 2b. L’obiettivo è quello di bonificare i siti industriali contaminati da cadmio, arsenico, piombo, zinco. E’ chiaro che tutto ciò incide negativamente sulla salute dei cittadini, anche se è difficile dimostrare scientificamente nessi di causa effetto, a meno che non si tratti di qualcuno che è stato a diretto contatto con i contaminanti. La mia amministrazione punta alla bonifica, per cui non ho intenzione di indietreggiare, anche se, a pochi mesi dal mio insediamento, non ho intrapreso rapporti con Eni rewind. Ho contestato negli anni la bonifica dei siti industriali. Per quanto attiene all’area ex impianti si parla già di contaminazione della falda, per cui non ci sono a quel punto i presupposti per la sola messa in sicurezza. Il capping non può bastare. Si deve procedere alla bonifica. Le bonifiche devono essere fatte e devono essere fatte in danno, cioè chi ha inquinato deve pagare.
2. Al 31.12. 2020 sul sito del MATTM la riperimetrazione del sin risulta essere di circa 543 ha, la bonifica a terra riguarda il 51% delle aree caratterizzate rispetto alla superficie del sin. La percentuale di aree per la messa in sicurezza è pari al 29% , la percentuale di aree di messa in sicurezza/ bonifica è pari al 27%,il procedimento risulta concluso solo per una superficie pari al 20%. Invece per la bonifica a falda, la percentuale di area caratterizzata è pari al 51%, la percentuale di area di messa in sicurezza/bonifica rispetto alla superficie del sin è pari al 14%, di gran lunga inferiore rispetto a quella a terra, e la percentuale di area con progetto di messa in sicurezza bonifica approvato è del 13%, la percentuale di area con procedimento concluso è pari all’11%.