REPORT DI MONITORAGGIO CIVICO
Piantumazione alberi: Ripristino aree percorse da incendio in bassa Valsusa (Mompantero e Caselette).

Inviato il 22/05/2023 | Di Gruppo di studenti dell’Università di Torino (Algieri Pierluigi, Amato Maria, Burroni Donato, Cristiano Sofia, Frisina Luca, Marenchino Gabriele, Rida Mohamed).

Cosa abbiamo scoperto

Obiettivi del progetto

Il progetto monitorato mira a recuperare le aree in prossimità dei comuni di Mompantero e Caselette (per un totale di 70,1 ettari) danneggiate dai violenti incendi del 2017 e 2021: dopo numerosi rilievi realizzati sui territori e accordi stipulati con i diversi produttori, il progetto prevede la rimozione delle piante morte e altri residui degli incendi dai terreni che verranno successivamente preparati per la semina e messa a dimora di molteplici postime forestali. Gli obiettivi e i benefici a cui il progetto aspira sono cospicui: con la piantumazione di oltre settanta mila piantine di otto diverse specie arboree e arbustive sarà in primo luogo possibile ristabilire e tutelare la naturalità e i processi ecologici naturalmente legati a questi ecosistemi forestali danneggiati dal fuoco; così facendo, si potrà inoltre ricostituire la continuità della copertura vegetale arborea e le connessioni perdute, nonché aumentare la biodiversità a livello di specie, di comunità e di paesaggio, tutelando e dando ospitalità al maggior numero possibile di esseri viventi.
Infine, si otterrà anche un beneficio diretto consistente nella riduzione dei rischi di natura idrogeologica che, nelle aree interessate dal progetto, rappresentano un problema a cui è necessario far fronte nel più breve tempo possibile. Ne consegue, dunque, un’importanza centrale della riqualificazione di queste aree al fine di ricostituire il patrimonio forestale andato quasi completamente distrutto.
Si tratta di 75.000 piante per un ammontare complessivo del progetto di € 3.050.000.

Attività previste

Il progetto monitorato si compone di dodici fasi per una durata totale di dodici mesi, da giugno 2022 a giugno 2023. Nel dettaglio, dopo la creazione dei progetti preliminari sotto forma di schede progettuali, il progetto fissa il mese di giugno e luglio dello scorso anno per la predisposizione e l’affidamento dei quattro diversi accordi quadro per la redazione dei progetti esecutivi (per individuare i professionisti in seno al MITE), per la fornitura di alberi e arbusti (affinché i vivaisti selezionati potessero consegnare le specie selezionate entro l’autunno e rendicontare la messa a dimora o effettiva presenza dei soggetti entro la fine di novembre), per la fornitura di pacciamanti (cosicché che questi potessero giungere presso i cantieri di forestazione entro l’inizio dei lavori previsto per novembre) e per i lavori di preparazione dei terreni e messa a dimora delle specie vegetali (affinché le imprese selezionate potessero organizzarsi per avviare i cantieri entro il mese di novembre); l’individuazione di tutti gli esperti menzionati, dai professionisti del MITE, vivaisti e fornitori di pacciamanti, sino alle imprese che si occuperanno della preparazione e piantumazione dei terreni, è prevista per la metà di luglio. Proseguendo, dopo la realizzazione di rilievi sul territorio e predisposizione degli elaborati progettuali stabilita per il mese di agosto, è fissata tra il mese di settembre e ottobre del 2022 la convocazione delle Conferenze dei Servizi in modalità semplificata e asincrona (della durata di 45 giorni) per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie a procedere nonché la contrattualizzazione delle forniture di materiali vegetali e pacciamanti come previsto dagli accordi precedentemente
menzionati. Il mese di novembre è indubbiamente fondamentale per la realizzazione del progetto: successivamente al collaudo delle forniture di alberi e arbusti mediante sopralluogo, verifica, punzonatura e controllo delle documentazioni amministrative, nonché la campionatura dei materiali per quanto riguarda i
pacciamanti, è previsto l’avvio dei lavori di preparazione dei terreni attraverso il decespugliamento della vegetazione erbacea con attrezzi meccanici e manuali e un dissodamento del terreno per creare piazzole di 1 mq circondate da materiale pietroso che, creando delle barriere allo scorrimento d’acqua, ne favorirà l’infiltrazione in prossimità delle buche dove verranno collocate le piante; preparato il terreno, successivamente verranno create delle buche delle dimensioni di 0,40 x 0,40 x 0,40 m, sul fondo delle quali verrà posizionato prima dell'idro ritentore (una sostanza chimico-minerale che agevola l’attecchimento delle piante) e poi le stesse piante, seguentemente rivestite da un quadrotto di pacciamatura (fissato da graffe metalliche o materiale biodegradabile) e dotate di picchetto in legno utile per segnalarne la posizione anche quando, crescendo, la
vegetazione erbacea circostante tenderà a nasconderle. Terminata questo intervento, che prevede la semina di specie pioniere nelle zone con ridotta accessibilità, è prevista l’immediata annaffiatura di ogni singola pianta a completamento di una lunga fase per la quale è previsto un lasso temporale di
sei mesi, sino al 30 aprile 2023. Conclude il progetto un collaudo dei lavori della messa a dimora di alberi e arbusti mediante sopralluoghi, verifica, controllo delle documentazioni amministrative previste dalle normative in materia, fissato per il mese di maggio e giugno del corrente anno.

Origine del progetto

L’anno 2017 è stato caratterizzato da condizioni climatiche anomale, in particolare per temperature medie massime e deficit pluviometrico registrati, che lo collocano come il 3° anno più caldo e il 4° più secco degli ultimi 60. Anche il mese di ottobre, oltre alla anomalia termica, è stato contraddistinto da una persistente assenza di precipitazioni. Queste condizioni meteorologiche eccezionali non solo hanno costituito un elemento predisponente gli incendi boschivi ma ne hanno anche amplificato enormemente gli effetti, aggravati ulteriormente da intensi fenomeni locali di venti caldi e secchi di ricaduta (foehn). Così, in pochi giorni, tra fine di ottobre e inizio novembre 2017, i soli 9 maggiori incendi verificatisi hanno interessato oltre 9.700 ettari di superficie territoriale (di cui 7.200 ha coperti da foreste); a titolo di confronto nei precedenti 20 anni sono stati percorsi dal fuoco, mediamente, 2.280 ettari all’anno. Inoltre si tratta di incendi verificatisi nella stagione autunnale, con condizioni di vegetazione e meteorologiche ancora “estive” di tipo mediterraneo, mentre in Piemonte la stagione a maggior rischio d'incendio è statisticamente quella invernale. Nonostante l’enorme sforzo di uomini e mezzi speso per il loro spegnimento, alcuni incendi hanno richiesto molti giorni di lavoro: le immagini delle nuvole di fumo dell’incendio di Mompantero Bussoleno che raggiungono Torino hanno fatto “toccare con mano”, anche alla popolazione lontana dalla zone direttamente interessate, la gravità di quanto stava accadendo. Ne è seguita una diffusa ondata emotiva, accompagnata da straordinarie dimostrazioni di disponibilità a “fare qualcosa” per rimediare ai danni causati all’ambiente dal fuoco. È risultato quindi evidente all’Amministrazione regionale la necessità di dotarsi di strumenti in grado di valutare oggettivamente i danni, orientare l’allocazione delle risorse finanziarie e degli sforzi laddove più utile. Il passaggio di un incendio non ha solo conseguenze, più o meno gravi, sulla conservazione dei boschi e sui servizi ecosistemici da questi forniti, ma ha anche implicazioni normative. La legge quadro nazionale in materia di incendi boschivi (L. 353/2000 art. 10) pone, infatti, una serie di divieti che riguardano le superfici forestali e pascolive percorse dagli stessi, per periodi di tempo variabili tra i 15 e i 5 anni: - per 15 anni le zone boscate e i pascoli percorsi non possono avere destinazione diversa da quella preesistente; gli eventuali atti di compravendita di tali aree e degli immobili in esse situati devono richiamare espressamente tale vincolo, pena la nullità dell’atto; - per 10 anni sui soprassuoli boscati e pascolivi percorsi da incendi è vietata la realizzazione di edifici e di strutture e infrastrutture finalizzate a insediamenti civili e produttivi a meno che l’autorizzazione o la concessione non sia stata rilasciata in data precedente l’incendio. Inoltre per 10 anni nelle zone boscate sono vietati il pascolo e la caccia; - per 5 anni è vietato utilizzare risorse finanziarie pubbliche per eseguire “attività di rimboschimento e di ingegneria ambientale” . La motivazione di quest’ultimo divieto risiede nella volontà di ostacolare situazioni speculative accadute in passato,
note alla cronaca come “l’industria del fuoco”: si brucia per poter poi accedere alle risorse messe a disposizione per i lavori di ricostituzione boschiva.. Tale divieto però non è assoluto ma viene prevista la possibilità di concedere, da parte del Ministero dell’Ambiente, per le aree naturali protette statali, o della Regione competente, negli altri casi, specifiche autorizzazioni “per documentate situazioni di dissesto idrogeologico e nelle situazioni in cui sia urgente un intervento per la tutela di particolari valori ambientali e paesaggistici”. Pertanto nell’ambito delle aree percorse dagli incendi risulta necessario localizzare le situazioni che giustifichino il rilascio dell’autorizzazione regionale, anche al fine di poter impiegare le risorse per la ricostituzione, stanziate in particolare con il Programma di Sviluppo Rurale. La legge regionale in materia forestale (n. 4/2009) fornisce uno strumento utile a tale scopo prevedendo (art. 17) che la Giunta possa approvare, “per ragioni di pubblica utilità e urgenza, quali la prevenzione dei rischi di dissesto idrogeologico, caduta valanghe e incendio boschivo, e per motivi fitosanitari” piani straordinari di intervento finalizzati al “miglioramento della stabilità del patrimonio forestale, al rafforzamento delle potenzialità protettive e ambientali e alla creazione delle premesse per la sua valorizzazione economica”. Quindi, il 22 dicembre del 2017, la Giunta Regionale ha approvato la Deliberazione n. 79-6271 con la quale vengono forniti gli indirizzi necessari alla predisposizione di un piano straordinario di interventi di ripristino in seguito agli incendi boschivi dell’autunno 2017. Secondo tale DGR il Piano deve interessare i territori percorsi dagli incendi boschivi verificatisi tra la fine di ottobre e i primi di novembre, individuare le superfici sulle quali l’azione pubblica è giustificata da necessità di prevenzione/ripristino di situazioni di dissesto idrogeologico e/o ai fini della tutela di particolari valori ambientali e paesaggistici definendo le priorità e le tecniche di intervento più opportune per la ricostituzione dei soprassuoli e deve, infine, individuare e localizzare gli interventi finalizzati anche alla prevenzione del rischio di incendio. Essendo la prima esperienza di predisposizione di un piano straordinario legato a un fenomeno di dimensioni mai verificatisi nella regione, la Deliberazione ha anche previsto l’istituzione di un tavolo tecnico che riunisce competenze diverse presenti nell’amministrazione regionale (forestali, geologiche, antincendi boschivi, biodiversità) e nei Carabinieri Forestali; avvalendosi inoltre delle competenze e conoscenze tecniche di istituti di ricerca e di gestione forestale oltre che di lotta agli incendi (Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Agroalimentari dell’Università degli Studi di Torino, I.P.L.A. spa, Consorzio Forestale Alta Valle Susa, Corpo Volontari A.I.B. Piemonte). Infine, la stessa Deliberazione, dopo aver incaricato gli uffici per la redazione del Piano, ha previsto che il lavoro del tavolo tecnico sia svolto in costante raccordo con i territori interessati dagli incendi, sia per ascoltarne le esigenze sia per coinvolgerli nelle scelte di piano rendendo così più efficace l’approccio partecipativo. Le attività di comunicazione che hanno accompagnato e che accompagneranno il lavoro del tavolo tecnico completano il quadro generale di intervento regionale .

Soggetti Beneficiari

Beneficiario finale del progetto monitorato è l’intera cittadinanza residente nelle zone interessate la quale, oltre ad assistere al recupero e alla valorizzazione della naturalità, biodiversità e processi ecologici legati a quest’area identificata come patrimonio forestale, otterrà un beneficio diretto consistente della riduzione dei rischi di natura idrogeologica, coerentemente con gli obiettivi della missione 2 del PNRR.

Contesto

Mompantero : l’area proposta è collocata tra le Zone Speciali di Conservazione (ZSC): “Oasi xerotermiche della Val Susa – Orrido di Chianocco” e “Rocciamelone” entrambe in gestione all’Ente Parco Alpi Cozie su subdelega della Città Metropolitana di Torino e dell’area vincolata sotto il profilo paesaggistico ai sensi del D.M. 1/08/1985 che include interamente i territori comunali di Novalesa e Moncenisio; costituisce quindi un’area di raccordo tra i Siti Natura 2000 (core areas o nodi ai sensi sia del Piano Paesaggistico Regionale che del PTCP o PTC2) e l’area di particolare pregio paesaggistico e ambientale “Novalesa e Moncenisio” individuata quale buffer zone dal PTC2. E’ inoltre area boscata quindi parte delle Reti Ecologiche sia regionali che provinciali. Caselette : l’area si colloca nella parte sud est della ZSC “Monte Musinè e Laghi di Caselette”, gestita dalla CMTo, quindi in una core area della Rete Ecologica Regionale (individuata falla lr. 19/2009 e smi “Testo unico sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità” e dal Piano Paesaggistico Regionale - PPR); anche il Piano Territoriale Provinciale (PTC2) riconosce i Siti Natura 2000 quali nodi o core areas della Rete Ecologica Provinciale. E’ infine area boscata quindi parte delle Reti Ecologiche sia regionali che provinciali. Su entrambe le aree insiste il vincolo paesaggistico ai sensi dell’art.142 c.1 lett g) del d. lgs. 42/2004 e smi (aree boscate); sull’area di Mompantero in parte insiste lo stesso vincolo per aree di montagna al di sopra dei 1600 metri art. 142 c. 1 lett. d). Entrambi i siti sono stati percorsi dal fuoco (vincolo ai sensi della l. 353/2000
“Legge quadro in materia di incendi boschivi”) e sono soggetti a vincolo idrogeologico (Regio Decreto n. 3267 del 30.12.1923 e RD n. 1126 del 16.05.1926; lr. 45/1989). PPR: il Piano Paesaggistico Regionale individua una Rete di Connessione Paesaggistica costituita dall’integrazione delle reti ecologica, storico-culturale e fruitiva, per cui prevede la tutela e
valorizzazione; il sito di Mompantero ricade in prossimità di due nodi principali e di un’area vincolata mentre quello di Caselette ricade all’interno della ZSC Monte Musinè e Laghi di Caselette
(nodo principale). Le aree boscate vengono tutelate dal PPR che rimanda agli strumenti di pianificazione forestale previsti dalla lr. 4/2009 e smi (Piano Forestale Regionale PFR, Piani
Forestali Territoriali PFT, Piani Forestali Aziendali PFA). Il PFT della Bassa Valsusa (2002) di cui fanno parte i siti proposti è scaduto; Mompantero e altri comuni della Valle inoltre furono soggetti ad un grande incendio dal 22/10/2017 al 6/11/2017; l’area è stata analizzata e soggetta a “Piano straordinario di interventi di ripristino” approvato dalla Regione nel 2019. In tale Piano il sito di Mompantero ha una priorità di intervento da alta a media (severità dell’incendio da alta a media).

Avanzamento

In accordo al cronoprogramma presente all’interno della scheda progettuale dell’intervento, esso si trova nella sua fase finale FR12 - Collaudo lavori e piantagioni. Essa rappresenta la fase conclusiva del progetto monitorato e viene descritta come collaudo dei lavori e della messa a dimora di alberi
e arbusti mediante sopralluoghi, verifica, controllo delle documentazioni amministrative previste dalle normative in materia. Purtroppo, non avendo potuto osservare direttamente e personalmente il sito del progetto, non è stato possibile constatare il reale stato di avanzamento dei progetti. Le informazioni in nostro possesso derivano da altre persone che si sono occupate del progetto e che ci hanno comunicato come il progetto sia in linea come il cronoprogramma designato, ma presentando comunque alcuni ritardi progettuali.

Risultati

Il progetto è ancora in fase di completamento e richiede ancora del tempo per mostrare i primi risvolti positivi. Al contempo, a causa di tempistiche strette e difficoltà nell’arrivare nel luogo dell’intervento, non ci è stato possibile constatare direttamente i risultati attuali della recente piantumazione di alberi. Ascoltando il sindaco di Momapantero ed il guardaparco siamo stati in grado di farci un’idea dei risultati che si puntano ad ottenere attraverso questi interventi quali una maggior fruizione possibile della natura per i cittadini, oltre ad un intervento direttamente collegato per
sopperire alle quantità materiali di alberi bruciati durante gli incendi. Secondo un campione di persone sottoposte ad un questionario su Google Form, inoltre, gli interventi sul bosco hanno permesso di ridurre la velocità delle acque durante i temporali più intensi, soprattutto nel 2018
quando in quella zona si poteva trovare solo cenere e terra bruciata. In seguito, grazie agli interventi, la natura ha ricominciato a popolare le varie zone del bosco, in un primo momento con la nascita di erbe ed arbusti e, successivamente, con una progressiva comparsa di piccole piante di
conifere e latifoglie.

Punti di debolezza

Come riportato dal sindaco intervistato, questo progetto è una scommessa: si conta che una pianta su 7 arriverà a maturità. Si tratta di somme notevoli (3 milioni) ed è una responsabilità, soprattutto in considerazione di tutte le negatività che si potrebbero verificare come una forte siccità che potrebbe comportare la morte di tutte le piante, oltre alle altre sfide rappresentate da animali affamati o i forti venti. Tutto ciò fa emergere come tra i problemi principali dovuti dal dover gestire dei fondi europei è che essi spingono ad avere necessità specifiche quando magari esse sono più ampie del previsto senza arrivare magari a spendere totalmente l’intero budget messo a disposizione. Al contempo, è importante ricordare come in un territorio come quello del progetto, ovvero una montagna acclive, in qualsiasi momento potrebbe verificarsi una frana che potrebbe provocare la perdita di tutti i progressi effettuati. Oltre a ciò, lo strato superficiale del terreno è stato mineralizzato e ridotto a polvere soprattutto dal vento a valle successivo agli incendi. Bisogna quindi preoccuparsi non solo di piantare gli alberi, ma che la piantumazione sia quanto più delicata possibile. Infine, dal punto di vista ambientale, gran parte di questi interventi dovrebbero avere materiali assorbibili organicamente, ma non si sa nulla perché il parco non ha potuto sottoporre il progetto a valutazione d’impatto. Il progetto quindi si trasforma in una serie di raccomandazioni vincolanti.

Punti di forza

L’intervento in questione presenta diversi punti di forza come, ad esempio, l’importo dei fondi che sono stati erogati per finanziare gli interventi di piantumazione degli alberi che ha permesso di contrastare le terribili conseguenze degli incendi che hanno colpito la zona adiacente, permettendo
così di ristabilire il rapporto del cittadino con la natura e la montagna. Al contempo, nonostante le difficoltà amministrative e i ristretti tempi richiesti dal PNRR, i diversi comuni sono stati in grado di far fronte alla sfida e permettere così l’uso dei fondi, che altrimenti sarebbero andati persi,
intercettando così al meglio delle loro possibilità l’intero budget destinato all’intervento.

Rischi

I principali rischi presentati riguardano principalmente le criticità che sono legate alle modalità del progetto, che è arrivato abbastanza di colpo. Secondo la testimonianza del guardaparco, è stato irrispettoso in questo territorio affrontare questo tipo di progetto (piantumazione, piante morte,
collegamento delle aziende col territorio) senza aver il tempo di affrontare in maniera approfondita tutti i vari aspetti. Fino a poco tempo prima, non era previsto nessun progetto di piantumazione di alberi, quindi si è verificata una divisione tra la visione del progetto è ciò che si fa nel territorio. La
montagna è poi un SIC, sito di interesse comunitario, nonché Zona Speciale di Conservazione, quindi il parco avrebbe dovuto esprimersi con una valutazione d’incidenza. I tempi stretti hanno impedito ciò. Alcuni degli elementi correttivi, come dei suggerimenti migliorativi che sarebbero
stati presenti all'interno di una valutazione di questo tipo sono passati nelle considerazioni che il sindaco di Mompantero ha potuto osservare.
Al contempo, altre criticità riguardano il grande rischio nel portare parassiti autoctoni all’interno dell’habitat. Sarebbe dunque necessario delle prescrizioni riguardo il vivaio da cui arrivano le singole piante, in modo quindi da essere tutelati da tale rischio.

Soluzioni e Idee

Per migliorare l’efficacia di questo maxi progetto è auspicale che questo venga affiancato da altri progetti, preferibilmente di minore entità, legati ad altre iniziative in corso sul territorio e con un orizzonte temporale medio-lungo; questi progetti dovrebbero essere realizzati partendo da una
ricostruzione degli obiettivi conseguiti e delle correzioni ad errori e problematiche riscontrate, nonché da una valutazione d’impatto sul territorio (che nel caso del progetto analizzato purtroppo, a causa dei tempi estremamente brevi previsti dal bando, è mancata). Per la realizzazione di questi,
sarebbe inoltre utile ed opportuno che venisse informata e coinvolta la cittadinanza, una grande risorsa sia nella fase di ideazione che di realizzazione (in virtù anche del grande affetto che lega gli abitanti delle zone interessate al patrimonio ambientale dell’area circostante); informare i cittadini
sarebbe inoltre un’opzione valida per ostacolare la diffusione di notizie false e malumori, spesso frutto di una non adeguata comunicazione da parte delle istituzioni.

Risultati e impatto del monitoraggio

Diffusione dei risultati

Connessioni

Contatti con i media

Contatti con le Pubbliche Amministrazioni per discutere i risultati del Monitoraggio

Non le abbiamo contattate

Metodo di indagine

Come sono state raccolte le informazioni?

  • Raccolta di informazioni via web
  • Visita diretta documentata da foto e video
  • Intervista con i referenti politici

In data 08/05/2023 abbiamo intervistato l’attuale sindaco di Mompantero, Davide Gastaldo, e il Dr. Giunti, guardiaparco esperto dell’area nonché in prima linea nella gestione degli incendi e successiva piantumazione; nonostante i numerosi tentativi, purtroppo non è stato possibile
intervistare il sindaco del comune di Caselette, ma un’impiegata dell’ufficio comunale ci ha gentilmente concesso ed aiutato nella consultazione di tutti i documenti ufficiali inerenti il progetto.Quanto alle 44 persone che hanno risposto al nostro questionario online, si tratta principalmente di
comuni cittadini residenti a Mompantero e nell’area circostante i due comuni, appartenenti alle diverse fasce d’età (principalmente fascia di età 30-40 e over 60).

Domande principali

1) ”É a favore del rimboschimento dell’area?”, domanda posta attraverso il questionario online.
2) “Ritiene che il progetto abbia un’utilità sociale?”, domanda posta sia attraverso il questionario online che al sindaco di Mompantero Gastaldo.

Risposte principali

1)Il 76,7% dei cittadini intervistati ha risposto in maniera positiva, mentre il restante 23,3% in maniera negativa. La principale ragione che ha spinto i cittadini ad esprimersi in maniera contraria è che si tratta di un’azione molto costosa e soprattutto inutile poiché si tratta di un’area complicata
(territorio acclive con frequenti e forti raffiche di vento), nella quale non v’è certezza assoluta che gli interventi antropici funzionino mentre, al contrario, l’ambiente ha la capacità di ricostituirsi in modo autonomo e più efficace; meno diffusa è invece l’idea che 2)Il 68,2% dei cittadini che ha risposto al questionario ha risposto affermativamente al quesito, rivendicando l’importanza di rimboschire l’area colpita dall’incendio come azione volta a tutelare il patrimonio ambientale del territorio, nonché utile anche per fini turistici e come strumento volto ad arginare eventuali disastri frutto dei cambiamenti climatici; il 31,8% degli intervistati ha affermato invece che questo progetto non abbia alcuna utilità, definendo il progetto come molto costoso a fronte di nessun beneficio (quanto piuttosto l’impatto negativo data la dispersione di plastica nell’ambiente). Il sindaco invece, sebbene abbia contestato le modalità di realizzazione dell’intervento, ne ha sottolineato la grande utilità per sostenere il territorio al quale le comunità interessate sono fortemente affezionate, nonché per tutelare le biodiversità vegetali ed animali dell’area.