REPORT DI MONITORAGGIO CIVICO
Housing Cappel Verde
Inviato il 7/03/2025 | Di RifuGioberti
Cosa abbiamo scoperto
Obiettivi del progetto Tweet
Housing Cappel Verde è un progetto sociale rivolto agli stranieri, i cui obiettivi principali coincidono con il fornire un alloggio temporaneo a persone in emergenza abitativa (principalmente donne sole o con bambini) e assistere i nuclei famigliari mono-parentali a 360°, attraverso le azioni sotto elencate.
Attività previste
Le attività di accompagnamento previste dal progetto sono:
- ausilio per le procedure amministrative (appuntamenti presso l'ufficio stranieri, questura, visite mediche...).
- monitoraggio nella gestione delle risorse economiche al fine di garantire la piena indipendenza una volta fuori dalla struttura (la struttura elargisce una somma di denaro ad ogni ospite, trattenendone una parte sotto forma di tesoretto con l'obiettivo di creare una consapevolezza delle proprie risorse finanziarie)
- accompagnamento per l'inclusione nel tessuto sociale e urbano.
- favorire sempre la relazione con gli istituti scolastici ( iscrizione alle scuole, acquisto dei testi scolastici, rapporto con gli insegnanti..).
Attraverso le interviste sottoposte alle referenti del progetto abbiamo scoperto che i beneficiari entrano con un contratto iniziale di sei mesi, che poi, sotto particolari casi o emergenze, può essere prolungato.
Origine del progetto
Il progetto “Housing Cappel Verde” fa riferimento all’area 4 del piano di Inclusione sociale di Torino ed è stato realizzato attraverso l’atto amministrativo del Dipartimento servizi sociali, socio-sanitari e abitativi nella Divisione politiche sociali e socio sanitarie rivolte a minori e famiglie.
I soggetti che sono stati coinvolti nella definizione a monte del progetto sono l’Unione Europea e il comune di Torino, i quali hanno fornito i fondi e i luoghi per la creazione e l’attuazione del progetto.
Soggetti Beneficiari
Il progetto monitorato si riferisce ad un target ben definito, ossia donne e/o madri straniere con figli in situazione di emergenza abitativa.
Oltre ai diretti beneficiari, potrebbero trarre vantaggio dal progetto anche gli abitanti del quartiere i quali entrano in contatto con culture e tradizioni diverse.
Contesto
Offrendo accoglienza abitativa, il progetto “Housing Cappel Verde” si rivolge principalmente a persone bisognose di un’abitazione, le quali, se non ricevessero questo tipo di aiuto, potrebbero rischiare di vivere per strada o intraprendere percorsi devianti. Proprio per questo motivo il finanziamento per l’attuazione e per il mantenimento del progetto sia da parte dell’Unione europea che da parte del comune di Torino ha un ruolo fondamentale: attraverso quest’ultimo, infatti, si riduce, anche se marginalmente, il tasso di povertà e il numero dei "senza fissa dimora". In aggiunta il finanziamento offre a queste persone in difficoltà la possibilità di riscattarsi, dando vita a una esistenza in cui è possibile dedicarsi alla formazione della persona e all' indipendenza, sia economica che non.
A Torino ci sono diversi progetti simili a “Housing Cappel Verde” che fanno tutti parte del Piano Inclusione Sociale di Torino. Alcuni esempi sono il progetto “Housing Sociale” e “Our House 2” che fanno parte dell’associazione “CoAbitare”.
Avanzamento
Il progetto è attualmente in corso, senza alcun tipo di problematiche. Attraverso le interviste svolte alle responsabili, alle operatrici e alle donne che abitano questi spazi, abbiamo constatato che il progetto continua ad accogliere ad alta frequenza un cospicuo numero di donne e/o madri con figli in emergenza abitativa (nell'anno 24/25 c'è stato un turnover di circa 70 famiglie, con un apice di 60 persone. Attualmente risiedono nella struttura 22 nuclei familiari).
Risultati
Dal nostro punto di vista, il progetto mostra un'utilità sociale molto elevata dando rifugio a donne straniere in grande difficoltà sovente accompagnate anche da figli. Inoltre si rivela efficace poiché aiuta le beneficiarie a introdursi nella società italiana, a partire dall'apprendimento della lingua, alla comprensione degli ambienti e delle dinamiche sociali, economiche e lavorative. L'Housing Cappel Verde, in quanto rifugio, crea un ambiente comunitario in cui la solidarietà, l'aiuto reciproco e la collaborazione sono valori perseguiti e messi in atto.
Punti di debolezza
A parer nostro il progetto è ben strutturato e ben organizzato: nonostante ciò, il problema principale che abbiamo riscontrato ricade nell'ambito sociale e urbano. Infatti, all’interno del quartiere l’inclusione delle ospiti e della struttura non è del tutto sufficiente, anche se la presenza è nota a tutti; sono venuti a mancare, in parte, momenti di incontro, confronto e conoscenza, secondo noi, essenziali al fine di favorire una partecipazione positiva e propositiva al contesto sociale, da parte sia delle beneficiarie sia degli abitanti del quartiere.
Punti di forza
Il progetto e la sua attuazione ci hanno molto entusiasmati; lo consideriamo arricchente per la nostra città e per noi come cittadini di Torino: gli incontri e le interviste che abbiamo fatto ci hanno particolarmente toccato e hanno scosso le nostre coscienze, facendoci venire il desiderio di impegnarci e attivarci socialmente e civicamente.
Ciò che ci ha colpito maggiormente è stata l'accoglienza calorosa ricevuta dal personale e dalle stesse donne, che ci hanno accompagnato nella nostra visita e ci hanno illustrato le varie abitazioni con gentilezza e cautela. L'edificio è collocato in una zona strategica, in quanto vicino sia a Piazza Castello, il cuore della città, sia a Porta Palazzo, centro del multiculturalismo torinese.
Rischi
Data l’entità del progetto, e l’ambiente in cui opera, le problematiche potrebbero essere molteplici:
- I fondi forniti dal Comune di Torino per questo progetto potrebbero non risultare sufficienti o venire diminuiti
- Le lunghe attese della questura e/o di altre pratiche burocratiche implicano la necessità di allungare il periodo di soggiorno all’interno della struttura
- Un eccessivo numero di richieste di residenza potrebbe non riuscire ad essere soddisfatto dati i problemi logistici
- Le donne, una volta uscite dalla struttura, nonostante siano state accompagnate nel loro percorso verso l’autonomia all’interno di essa, potrebbero non riuscire ad integrarsi pienamente nel contesto sociale e non riuscire a raggiungere la completa indipendenza economica.
Soluzioni e Idee
Il progetto offre già moltissime opportunità come l’aiuto dal punto di vista psicologico, in collaborazione con il Sermig, la possibilità di fare affidamento al Cottolengo per la prenotazione delle visite mediche, il supporto nell’inserimento al mondo del lavoro, l’accesso a tirocini formativi. Potrebbero però essere importanti:
- L’impiego di volontari che giochino con i bambini e li coinvolgano in attività di gruppo per aiutarli a socializzare e a gestire l’impegno scolastico
- L'utilizzo del Service Learning che è una modalità di imparare mettendo a disposizione della comunità le proprie conoscenze e le proprie capacità
- L’organizzazione di gite e passeggiate per far conoscere meglio la città e il quartiere alle beneficiarie e ai loro bambini
- La donazione di giocattoli adatti a bambini piccoli, in quanto nella struttura c'è soltanto una cucina giocattolo nella sala ricreativa in condivisione tra tutti i bimbi.
Noi come team RifuGioberti proponiamo un maggiore coinvolgimento soprattutto delle scuole e dei giovani della città in progetti di questo tipo con attività di volontariato e di supporto.
Parità di Genere
Nel progetto è coinvolta, direttamente o indirettamente, la parità di genere?
SI, IMPATTO DI GENERE DIRETTO
L'obiettivo principale del progetto è offrire un'abitazione a donne e/o madri straniere con figli in emergenza abitativa. In secondo luogo ci si pone il fine di includere queste persone nel tessuto sociale attraverso il dialogo con le istituzioni (anagrafe, questura, ufficio stranieri, ospedali, scuole...) e l'inserimento nel mondo del lavoro. Attraverso queste azioni si cerca di garantire la piena indipendenza delle beneficiarie.
Nel progetto i partecipanti (a volte chiamati beneficiari) sono distinti per genere (donne, uomini, altri), utilizzando - per esempio -parole come donne, bambine, anziane, studentesse, lavoratrici, etc.
SI
Beneficiarie, ospiti, madri, donne, bambini.
Il progetto stanzia risorse finanziarie esplicitamente destinate ad azioni che promuovono la parità di genere?
NO
Sono stati indicati esplicitamente indicatori (es. numero di operatrici formate o percentuale di aumento delle studentesse iscritte a corsi STEM) per monitorare e valutare l’impatto del progetto in termini di promozione della parità di genere?
NON SAPREI
Metodo di indagine
Come sono state raccolte le informazioni?
- Raccolta di informazioni via web
- Visita diretta documentata da foto e video
- Intervista con i soggetti che hanno programmato l'intervento (soggetto programmatore)
- Intervista con gli utenti/beneficiari dell'intervento
- Intervista con altre tipologie di persone
- Intervista con i soggetti che hanno o stanno attuando l'intervento (attuatore o realizzatore)
- Intervista con i referenti politici
Abbiamo contattato con successo:
- La referente della struttura stessa, la sig.ra Motolese, che ha risposto a ogni nostra domanda riguardo il progetto e alla struttura, oltre che a guidarci nella visita della struttura
- Una ricercatrice e referente dell’ISTAT Piemonte, la dott.sa Cavorsi, che ci ha guidato nella scelta dei dati per la nostra infografica
- Tre delle beneficiarie della struttura: Felicia, Joy e Grace (le tre beneficiarie hanno acconsentito a rendere noti i loro nomi ma non i loro volti e le loro voci)
Abbiamo poi un appuntamento con l’Assessore alle "politiche sociali, pari opportunità e politiche abitative di edilizia pubblica" Dott. Jacopo Rosatelli previsto per il 12 marzo e siamo in contatto con il sindaco della Città Metropolitana di Torino per organizzare un’intervista.
Domande principali
“Potrebbe raccontarci, passo dopo passo, come si svolge concretamente il progetto nella pratica? Quali sono le principali attività e chi se ne occupa?” (Domanda posta alla sig.ra Motolese, referente del progetto Housing Cappel Verde, in data 19 febbraio)
“Come sei stata accolta nella struttura?” (Domanda posta alle beneficiarie ospitate dal progetto Housing Cappel Verde in data 26 febbraio)
Risposte principali
La signora Motolese, responsabile della struttura, è stata molto disponibile e ci ha raccontato che il primo passo concreto del progetto consiste nel ricevere una chiamata dall’Ufficio Stranieri o dai servizi sociali, i quali segnalano l'emergenza abitativa da parte di una o più donne straniere. Quando entrano nella struttura, alle beneficiarie viene fatto firmare un “contratto” in cui vengono spiegate le regole e i comportamenti da dover adottare per garantire una permanenza conviviale a tutte. Il contratto ha una durata di sei mesi e alla scadenza può essere rinnovato.
Alle donne viene assegnata una stanza, spaziosa in base alla necessità, che diventa a tutti gli effetti il loro spazio personale. Sono poi in comune le cucine, molto ben attrezzate, le lavanderie e le sale dedicate allo svago dei bambini.
Ci è stato inoltre spiegato che le ospiti devono rientrare entro le ore 21 in settimana e entro le 22 nei weekend. Durante la giornata possono gestire il loro tempo come meglio preferiscono (tirocini, scuola, spesa,…), ma non possono lasciare assolutamente i figli incustoditi ( infatti le donne si aiutano reciprocamente nella gestione dei figli, in base ai loro impegni).
Anche l’aspetto economico all’interno della struttura è monitorato; infatti, alle beneficiarie viene dato il vitto (che ammonta a 200 € circa) che possono gestire come meglio ritengono. Una quota del vitto viene messa mensilmente da parte, in modo da creare una base economica solida per quando usciranno dalla struttura.
Una settimana dopo il Team RifuGioberti nuovamente nella struttura per intervistare alcune delle beneficiarie.
Ci è stata presentata Felicia, una donna originaria di Lagos, in Nigeria, dalla personalità frizzante e decisamente socievole; si è infatti mostrata molto contenta e disponibile a rispondere alle nostre domande. Felicia è arrivata in Italia 17 anni fa con una figlia di appena qualche anno, quando è stata accolta dalla struttura di Cappel Verde era incinta del secondo figlio, ed è infatti nato poco dopo. La più grande si chiama Tracy, ha 12 anni ed è la più grande tra i bambini delle donne che stanno nella struttura, mentre Liam ha appena 8 mesi ed è il più piccolo. Ci ha raccontato che ha sentito parlare del progetto dalla sorella di sua cognata e che è grata alla referente della struttura e alle altre operatrici per la gentilezza e la pazienza con cui è stata accolta.
Attualmente è ancora in maternità, data la tenera età di suo figlio, ma sta partecipando a un progetto della Croce Rossa, dove si sta avvicinando al percorso per diventare OSS, e frequenta una scuola serale dove impara ogni giorno a fare molteplici attività: imparare la lingua, cucinare la pizza, guidare, conoscere le norme stradali.
Abbiamo intervistato poi Joy, anche lei nigeriana, molto pacata e timida a differenza di Felicia. È arrivata con in braccio suo figlio Jessie, di appena due anni, più piccolo rispetto ai suoi fratelli di 9 e 11. È una delle prime donne che la struttura ha ospitato, ormai 3 anni fa, e quando i suoi figli sono a scuola lei stessa ne frequenta una e poi come tirocinio fa l’aiuto cuoca in un ristorante. Ci è stato detto che ama quello che fa e che i suoi datori di lavoro sono molto contenti dell’impegno che mette. L'operatrice ha poi aggiunto che prima di Cappel Verde, Joy faceva già parte di un altro progetto di accoglienza abitativa e che quando è terminato si è trasferita, appunto, in Cappel Verde.
La terza signora che ci è stata presentata è Grace, quella che viene definita “la mamma di tutti” per via dell’età più avanzata rispetto alle altre donne. Grace parla solamente il dialetto del paese del Ghana da dove proviene (Kumasi). È stata inserita all’interno di Cappel Verde proprio perché Francisca, un'operatrice della struttura, conosce quel dialetto, essendo anche lei di origini ghanesi. Ci è stato detto che è entrata nella struttura circa un anno e mezzo fa, ma l’avevano conosciuta quando avevano ancora il centro di accoglienza straordinaria. Dopo aver ricevuto lo status di emergenza abitativa, Grace è stata accolta ad Ivrea per poi tornare a Torino, prima in un altro centro e poi in Cappel Verde. Grace frequenta la scuola al Cottolengo, è una gran passeggiatrice e la domenica si collega online per partecipare alla messa trasmessa direttamente dalla sua città d’origine.