REPORT DI MONITORAGGIO CIVICO
Interventi di ripristino del corridoio ecologico del torrente Orco _ Bosconero Foglizzo Montanaro San Benigno Canavese San Giorgio Canavese
Inviato il 11/04/2025 | Di Arrobbio Alessandro, Chiatello Edoardo, Columbano Federica, Gismondi Walter, Lanzara Nunzia, Polla Andrea
Cosa abbiamo scoperto
Obiettivi del progetto Tweet
L’obiettivo generale del progetto è quello di migliorare e implementare un importante corridoio ecologico nei pressi del torrente Orco nell’ambito della Rete Ecologica Provinciale di Torino. Gli obiettivi specifici sono legati alla tutela della biodiversità in un’ottica di riqualificazione dell’ambito perifluviale in cui l’impianto di specie autoctone a scapito di specie alloctone invasive mira a incrementare:
- le funzioni ambientali delle aree golenali;
- la qualità paesaggistica e più in generale l’offerta di servizi ecosistemici di regolazione, in modo tale da creare un ecosistema più sano e diversificato, utilizzando specie autoctone;
- riqualificare le aree agricole attualmente occupate da boscaglie con scarso valore ecologico;
- aumentare la capacità di assorbimento delle acque piovane, contribuendo alla prevenzione delle inondazioni.
Attività previste
Le attività principali riguardano la sostituzione delle specie esotiche a carattere invasivo a favore di piante autoctone che saranno messe a dimora con l’obiettivo di instaurare, nel corso del tempo, dinamiche in grado di favorire la diversificazione, ottenendo quindi benefici in termini di biodiversità, grazie alla valorizzazione dei terreni incolti, delle superfici forestali e degli habitat associati.
Origine del progetto
L’origine del progetto è da attribuire alla volontà della Città metropolitana di Torino, che in collaborazione col Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica ha utilizzato l’opportunità dei fondi del PNRR per finanziare e avviare un ampio progetto per la riqualificazione di diversi corridoi ecologici presso i torrenti Dora Baltea, Chiusella, Orco e il fiume Po. Il progetto è stato inserito all’interno della Missione 2 - Componente 4 - Investimento 3.1, ANNO 2023-2024 del PNRR, finanziato dall’Unione Europea attraverso il già citato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza "NEXT GENERATION EU".
Per ulteriori informazioni cercare nell'albo pretorio della Città Metropolitana di Torino.
CUP del progetto (codice identificativo del progetto): J72F23000340006
CIG del progetto (codice identificativo degli appalti):
B100337917
B2456536F7
B2E633C286
B374D108B2
B5A10ADA28
Soggetti Beneficiari
Dall’insieme dei vari interventi previsti dal progetto si prevedono ricadute positive dal punto di vista ecologico e paesaggistico-ambientale per tutta la collettività che risiede nelle aree limitrofe. L’intervento è finalizzato alla ricostruzione e potenziamento dei corridoi ecologici ad oggi degradati, in modo da tutelare la vegetazione ed il paesaggio in generale.
Contesto
Il progetto di ripristino del corridoio ecologico del torrente Orco mira al ripristino della flora autoctona nelle zone coinvolte tramite interventi di riforestazione. Il progetto monitorato non è però un caso isolato, va infatti inserito in un quadro più ampio di tutela ambientale proposto dalla città metropolitana di Torino che punta alla riqualificazione ed alla tutela di diverse aree della ex provincia, presso i torrenti Dora Baltea, Chiusella, Orco e il fiume Po.
Avanzamento
Leggendo i documenti consultati si può affermare che il progetto è cominciato, tuttavia, dalle interviste svolte è emerso che lo stato di avanzamento lavori è fermo a prima dei lavori di intervento, con le sole eccezioni di qualche piccola area dove il lavoro materiale è appena agli inizi.
Questo ritardo è dovuto essenzialmente a tre fattori che abbiamo rilevato nelle nostre interviste:
- Il primo è di natura burocratico/amministrativa: dopo il ritiro per pensionamento del Dott. Bovo, responsabile e coordinatore iniziale del progetto, nessuna figura è stata in grado di colmare il vuoto organizzativo creatosi, andando così a rallentare i lavori;
- Il secondo è di natura idrogeologica: la zona dell’Orco è infatti soggetta ad alluvioni e straripamenti, fenomeni che, se non affrontati adeguatamente tramite un lavoro ingegneristico di rafforzamento degli argini, rischiano di nullificare tutto il progetto di riforestazione.
- Infine, il terzo è di natura "illecita": l’area oggetto dell’intervento è infatti interessata da un ampio e dannoso fenomeno di pascolo abusivo, un problema che, se lasciato senza soluzioni porrebbe a serio rischio la crescita delle piantine piantumate.
Risultati
Dalle nostre interviste (riportate di seguito) risulta che siccome lo stato di realizzazione è ancora fermo alle fasi preliminari, e che non c’è stato alcun risultato tangibile o degno di nota.
Punti di debolezza
Nel corso delle interviste riportate di seguito sono emerse problematiche tecnico-amministrative riguardo alla gestione e al coordinamento del progetto una volta uscita la figura chiave del Dott. Bovo. È poi stata sottolineata l’eccessiva dilazione tra il pagamento da parte del comune e l’effettivo stanziamento dei fondi, cosa che ha causato non pochi problemi alle finanze dei comuni coinvolti. Risulta poi evidente una certa mancanza di comunicazione tra le istituzioni, è infatti emerso che le amministrazioni interessate sono venute a conoscenza della disponibilità dei fondi solo grazie a delle relazioni personali dei membri delle amministrazioni. Da questo si è anche dedotto che i fondi sono stati destinati senza un preciso disegno in mente, disegno che solo in un secondo momento si è concretizzato in un progetto di riforestazione. A questo si collega anche il fatto che l’intervento potrebbe finire per essere fine a sé stesso qualora non venisse inserito in un insieme più ampio e comprensivo di progetti che si integrino a vicenda, come ad esempio è evidenziato dal problema degli argini citato in precedenza. Infine, un altro grosso punto di debolezza del progetto è che esso possa diventare vittima del già citato pascolo abusivo, che nonostante le ripetute segnalazioni alla procura, aggravate anche da un caso di omicidio multiplo alcuni anni orsono, non ha mostrato alcun risultato, se non la detenzione dei diretti responsabili del suddetto omicidio.
Punti di forza
Dalle nostre interviste (riportate di seguito) emerge che il maggior punto di forza del progetto sia l’ingente quantità di denaro messa a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Un altro punto di forza è il fatto che la Città Metropolitana di Torino si sia fatta carico della regia del progetto, un compito che se affidato ai singoli comuni sarebbe stato troppo gravoso. Un grosso contributo è stato dato anche dai comuni volenterosi che hanno partecipato al progetto, che hanno destinato grandi porzioni del loro terreno demaniale alla ripiantumazione delle piante autoctone. Infine, si può valutare come aspetto positivo anche la ricaduta che avranno le piante messe a dimora dal punto di vista biologico, faunistico, idrogeologico e di ecosostenibilità attraverso l’assorbimento della co2 e delle polveri sottili, qualora il progetto dovesse essere completato.
Rischi
Come evidenziato più volte, i due rischi più grandi per la buona riuscita del progetto sono:
- Il rischio che una piena o un allagamento possa danneggiare se non asportare completamente interi lotti di terreno interessati dall’intervento.
- Il rischio che le piante siano danneggiate dalle mandrie che pascolano abusivamente senza alcun tipo di controllo.
Soluzioni e Idee
Confrontandosi con gli amministratori locali è emerso che occorrerebbe:
- un maggiore coordinamento ed una migliore comunicazione tra i vari livelli di amministrazione (UE, Città Metropolitana, comuni);
- un maggiore aiuto ai comuni che non dispongono degli strumenti e delle risorse adeguate per seguire questi progetti (alcuni comuni sono stati costretti ad assumere personale in più per poter gestire il progetto);
- una migliore puntualità nello stanziamento dei fondi;
- inserire il progetto in un insieme più grande ed integrato di progetti compatibili;
- una maggiore sensibilità da parte della Procura per quanto riguarda il pascolo abusivo;
- istituire un fondo regionale per il mantenimento delle mandrie abusive sequestrate in modo tale da permettere ai comuni di agire con più autonomia;
- maggiori controlli sugli allevatori che praticano pascolo abusivo.
Metodo di indagine
Come sono state raccolte le informazioni?
- Raccolta di informazioni via web
- Visita diretta documentata da foto e video
- Intervista con i soggetti che hanno programmato l'intervento (soggetto programmatore)
- Intervista con gli utenti/beneficiari dell'intervento
- Intervista con i soggetti che hanno o stanno attuando l'intervento (attuatore o realizzatore)
- Intervista con i referenti politici
Intervistati:
- Dr. Agronomo Dalibor Cuk, responsabile della fase progettuale (intervistato telefonicamente il 05/05/2025).
- Sindaco di Foglizzo, Fulvio Gallenca e assessori competenti (intervistati il 12/05/2025).
- Sindaco di San Benigno, Alberto Graffino e l’assessore Domenico Giorgio Giraudi (intervistati il 22/05/2025).
Comuni contattati ma che non hanno risposto: Bosconero, Montanaro, San Giorgio C.se.
Domande principali
1. Da alcuni articoli di giornale sappiamo che avete un problema di pascolo abusivo, potreste darci qualche dettaglio in più? (domanda rivolta alle due amministrazioni comunali intervistate).
2. Quali sono i problemi e gli ostacoli che avete riscontrato nella realizzazione di questo progetto? (domanda rivolta alle due amministrazioni comunali intervistate).
Le interviste complete sono nella sezione apposita.
Risposte principali
Si offre qui una sintesi delle due risposte, mentre le interviste complete si possono leggere fra gli allegati.
Il pascolo abusivo rappresenta un problema serio, non solo per il progetto in questione, ma anche per la diffusione di malattie tra i capi di bestiame e per la sicurezza stradale. Nonostante numerose segnalazioni non c’è stato alcun intervento da parte delle istituzioni competenti. (sintesi)
I principali problemi che abbiamo avuto sono stati problemi di natura burocratica, in particolare manca il coordinamento tra le varie istituzioni che partecipano al progetto. Un altro problema è poi la dilazione che c’è tra il pagamento delle ditte appaltanti a carico del comune e l’effettivo stanziamento dei fondi PNRR. (sintesi)