REPORT DI MONITORAGGIO CIVICO
Palazzo Carafa Lavori di completamento, restauro, adeguamento funzionale del piano nobile.

Inviato il 15/04/2017 | Di ARGOS

Descrizione

Abbiamo deciso di intraprendere la ricerca sul Palazzo Carafa, ex Casino dei Duchi Carafa, della città di Maddaloni per capire se i finanziamenti hanno migliorato la vitadella nostra città e il contesto in cui viviamo. Nella vasta esposizione di progetti di finanziamento elencati sul sito www.opencoesione.gov.it , abbiamo scelto proprioquesto perché riguarda un edificio che racchiude la storia della nostra città per la sua imponenza e per la sua strategica posizione sulla via Appia, che in passato consentivail controllo della viabilità verso le Puglie ed il Molise. La curiosità che ci ha spinto a ricercare e conoscere i soggetti destinatari dei fondi di finanziamento e le modalità diutilizzazione degli stessi, sicuramente ci permetterà di sensibilizzare tutta la popolazione, compresi quei cittadini socialmente meno attivi, verso una questione economica, culturale e turistica al fine di migliorare l’ambiente produttivo in cui si muovono le imprese.

Cosa abbiamo scoperto

Avanzamento

Abbiamo trovato informazioni, consultando libri, giornali, riviste e siti internet, riguardo i soggetti coinvolti nel progetto di ristrutturazione (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo; Direzione Regionale Beni Paesaggistici Ambientali e Culturali Campania) e riguardo i risultati connessi agli interventi. E’ necessario sottolineare che il finanziamento del progetto inerente la ristrutturazione e il restauro del piano nobile di Palazzo Carafa (CUP: F64B11000050001 ) pari ad € 668.786,23 è strettamente collegato ad un precedente finanziamento per i lavori di Restauro, tutela e valorizzazione del medesimo Palazzo, detto anche Casino dei Duchi Carafa (CUP: F17E13000360006) pari ad € 90.552,36 accordato allo stesso soggetto (Museo Archeologico Calatino di Maddaloni) che in precedenza aveva previsto un ampio progetto di ristrutturazione dell’intero edificio per un budget complessivo di € 1.200.000,00 (Fonte Mibact). I lavori hanno interessato, prevalentemente, la facciata principale che presentava uno stato di forte degrado con lacune in vari punti del rivestimento in intonaco, muschi in corrispondenza di pluviali rotte e/o malfunzionanti, macchie e distacchi nella parte bassa delle pareti dovuti all’umidità di risalita; la Cappella della Beata Vergine il cui interno era ingombro di materiali vari, era privo delle tele e degli altari; inoltre le pareti e la volta presentavano una strana tinteggiatura bianca lasciando il sospetto che la stessa coprisse l’apparato decorativo originario. L’ala ovest del cortile che ospitava già un deposito ed un laboratorio di restauro non era stato oggetto di lavori di sistemazione e presentava problemi di umidità di risalita alle pareti. Ulteriore intervento era previsto per l’ala ovest del palazzo che doveva occupare le stanze del “Quarto del Duca” e gli ambienti di servizio.

Risultati

Il progetto è concluso per ciò
che riguarda i finanziamenti stanziati, ma in realtà vi sono ancora alcuni
elementi strutturali da sistemare. Gli interventi di restauro, soprattutto al
piano nobile, hanno recuperato una struttura di importanza storico artistica
che valorizza il contesto urbano e allo stesso tempo rappresenta un serbatoio
di arte, cultura e turismo, utile per la collettività.

Punti di debolezza

Le difficotà incontrate
nell’attuazione del progetto hanno riguardato soprattutto l’impossibilità di
recuperare gli affreschi alle pareti delle stanze del piano nobile, dal momento
che le stesse erano state trattate più volte con starti di pitture e solventi
che nel corso degli anni hanno completamente erosi i dipinti sottostanti. Diversamente per
quegli affreschi che si trovavano nella parte superiore delle stesse pareti che
risultano quasi completamente restaurati dato che gli stessi erano stati
protetti da controsoffittature realizzate per abbassare le soffitte in modo da
ridurre le altezze delle stanze che risultano di circa quattro metri.

Punti di forza

Oltre alle opere architettoniche per completare il restauro di quelle parti del palazzo che ancora non erano state oggetto di interventi di recupero, il finanziamento ha previsto anche la realizzazione di quelle attività riguardanti la comunicazione e la promozione delle attività culturali che sono molto importanti in quanto veicolano e diffondono sul territorio le notizie e le informazioni riguardanti il museo archeologico che utilizza attualmente la struttura. Il piano nobile del palazzo, composto da oltre quindici ambienti (tra i quali due grandi gallerie), conserva inalterata la successione degli ambienti e la struttura della suddivisione interna ed è stato allestito con vetrine espositive, pannelli informativi a parete, pannelli informativi a ventaglio. Il restauro e l’aggiunta di elementi funzionali all’esposizione di opere archeologiche hanno ampliato l’offerta culturale del museo rendendo possibile l’allestimento di mostre temporanee, servizi di ristoro e concerti nella sala del primo piano, accessibile anche quando il museo è chiuso al pubblico.

Rischi

Non vi
sono rischi poiché il progetto di recupero dell’intero edificio è stato
realizzato quasi completamente, tanto che attualmente il Palazzo Carafa risulta
contenitore del Museo Archeologico della città di Calatia, antico sito
dell’attuale città di Maddaloni.

Soluzioni e Idee

Sicuramente sarebbe da
migliorare l’aspetto dell’ampio cortile contenente un antico pozzo, la parte
ovest del palazzo adibita a parcheggio non attrezzata ed il giardino
retrostante completamente rovinato dal cattivo o inadeguato utilizzo avuto nel
corso degli anni.

Metodo di indagine

Come sono state raccolte le informazioni?

  • Raccolta di informazioni via web
  • Visita diretta documentata da foto e video
  • Intervista con i soggetti che hanno o stanno attuando l'intervento (attuatore o realizzatore)

Nella giornata del 20 Marzo
c.a., il Team Argos si è recato nella struttura per il monitoraggio di quanto
ricercato ed analizzato. Si è proceduto
ad intervistare la dott.ssa Elena La Forgia, direttrice del Museo Archeologico
Calatino (struttura facente parte del Polo Museale di Napoli), direttamente
interessata e coinvolta nello svolgimento delle fasi della ristrutturazione del
sito.

Domande principali

1)TEAM ARGOS: Com’era la situazione iniziale all’interno
del museo e come è cambiata dopo il restauro?

2)TEAM ARGOS: Come sono stati utilizzati i soldi del
finanziamento?


3)TEAM ARGOS: La ristrutturazione ha interessato
l’intero edificio o solo una parte dato che i finanziamenti ammontano a circa
700mil euro mente l’appalto dei lavori era programmato per 1mln e 300mil euro?

Risposte principali

1)(DOTT.SSA LAFORGIA Direttrice del Museo Archeologico): Quando il palazzo fu acquisito nel 1993
dal Ministero dei Beni Culturali, riuscimmo ad entrare dalle finestre grazie
all’aiuto dei militari dell’adiacente caserma Magroni. Infatti il palazzo era
recintato da un muro alto per proteggere i passanti da accidentali cadute di
calcinacci e pietre e le entrate erano tompagnate con mattoni. Gli interni
erano completamente rovinati, il cortile era inaccessibile poiché completamente
invaso da rovi ed alberi, infiltrazioni d’acqua ovunque, riadattamento ad uso
improprio dei locali del piano nobile, ma soprattutto problemi di staticità
dovuti all’evento sismico del 1980. Con grossa fatica e grazie ai finanziamenti
pubblici è stato possibile restituire degna collocazione ad un sito storico,
artistico e culturale, che fin dall’acquisto il Ministero aveva deciso di
renderlo adeguato contenitore di un museo archeologico ospitante i resti
dell’antica città di Calatia.

2)(DOTT.SSA LAFORGIA Direttrice del Museo Archeologico): I finanziamenti che la Comunità Economica
Europea e il Fondo di Rotazione dello Stato Italiano hanno permesso questa
ristrutturazione sono stati due, uno di euro novantamila circa ed il successivo
più corposo di euro seicentosessantottomila circa. Tanto a fronte di un
preventivo globale di ristrutturazione ammontante a circa unmilione e
trecentomila euro. Il finanziamento che interessa il vostro progetto è stato
completamente utilizzato per il restauro, il recupero e la ristrutturazione del
piano nobile di palazzo Carafa. Si è provveduto in primo luogo all’abbattimento
di tutte le pareti erette nel corso degli anni e ai servizi igienici
realizzati. Sono stati abbattuti tutti i controsolai che abbassavano le soffitte,
restituendo alle stanze l’originaria altezza di quattro metri. Sono stati
recuperati, laddove è stato possibile, i dipinti alle pareti e sono state
ristrutturate antiche travi in legno che sorreggono i solai. Poì gli interventi
hanno interessato la sostituzione delle pavimentazioni, degli infissi ed infine
alla sistemazione ed all’arredamento delle stanze compreso i tendaggi con
stoffe provenienti dalle vicine seterie di San Laucio, che ripropongono i
drappeggi dell’epoca.



3)(DOTT.SSA LAFORGIA Direttrice del Museo Archeologico): Come precedentemente detto, la
ristrutturazione ha comportato ingenti sacrifici economici, per cui solo con i
finanziamenti pubblici non è stato possibile ristrutturare l’intero edificio.
Ad ogni modo nel corso degli anni siamo riusciti a dare una decorosa
collocazione a gran parte della struttura. Restano da sistemare ancora il
parcheggio adiacente il Palazzo, che nel corso degli anni di abbandono era
stato anche adibito a locali commerciali private per la rivendita e la
sostituzione di pneumatici per automobili; e ci sarebbe da recuperare il
retrostante giardino che durante gli anni ha perso completamente l’aspetto e
l’accessibilità di luogo di caccia, così come concepito dai Duchi Carafa.