REPORT DI MONITORAGGIO CIVICO
Lavori di qualificazione del sito Archeologico "Chiesa di San Simplicio" Olbia
Inviato il 19/03/2018 | Di Simplex Olbia
Descrizione
Con la nostra ricerca intendiamo
rendere chiaro l’iter burocratico, amministrativo e finanziario del progetto
finanziato con i fondi POR FESR 2007-2013 per (ri)qualificare l'area
circostante la Chiesa di San Simplicio di Olbia. Abbiamo intervistato i
soggetti coinvolti dell'ente attuatore ossia il Comune di Olbia, ricostruito la storia del progetto, individuato i punti di forza e
le difficoltà incontrate. Abbiamo scelto questa ricerca e, nello specifico
questo progetto, perché interessa un’area della nostra comunità cittadina e ciò ci ha consentito di reperire facilmente le informazioni necessarie per
ricostruirne tutte le fasi di attuazione. L’intervento ha un grande valore sociale, oltre che storico – culturale e ha
coinvolto l’opinione pubblica della comunità di Olbia, oltre che diverse figure
istituzionali e professionali. L’obiettivo è stato quello virtuoso di ridare
l’importanza che merita ad un complesso di inestimabile valore storico –
archeologico che plausibilmente diventerà anche un polo di attrazione turistica e una risorsa
preziosa per il paese. Il progetto ha previsto i lavori di riqualificazione dell’area circostante la Chiesa di
San Simplicio, principale luogo di culto cittadino di Olbia e rilevante sito di
interesse archeologico, con un significativo finanziamento POR e FESR della
regione Sardegna (CUP: F72C13000220002)
al fine di promuovere e valorizzare i beni e le attività culturali e
sostenere l'imprenditorialità nel campo della valorizzazione culturale.
L’area
corrisponde ad una porzione della necropoli punica, romana e medioevale
dell’antica Olbia. L’intervento ha permesso la
realizzazione degli impianti di illuminazione, di trattamento aria, di
videosorveglianza e anti-intrusione; la realizzazione di camminamenti e di
percorsi guidati, il restauro di tombe e la fornitura di sistemi di
informazione touch-screen. I lavori sono iniziati il 30 ottobre 2014 e
terminati il 31 dicembre del 2015. Sono stati finanziati1.180.000,00 euro (di cui 295.000
euro dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale
(FESR); 593.020 euro dal Fondo
di Rotazione (Co-finanziamento nazionale) e 291.979 dalla Regione Sardegna); le risorse effettivamente
impegnate sono state € 1.115.787,14. Abbiamo fatto richiesta al Comune di Olbia di tutti i
documenti amministrativi (progetti, delibere, determine, documenti del
collaudo, i nomi delle imprese che hanno eseguito i lavori, quelli delle figure
istituzionali più rappresentative coinvolte). I risultati del nostro lavoro di ricerca li abbiamo resi noti in occasione di un incontro tenutosi nella Settimana dell’Amministrazione aperta presso la nostra Istituzione scolastica.
Sono intervenuti il dott. Rubens D’Oriano, direttore alla soprintendenze per i
beni culturali del Comune di Olbia, che ci ha illustrato e spiegato la storia archeologica
della città; l’ing. Mura Pier Giovanni, Presidente del Consiglio comunale di Olbia, che
ci ha parlato del progetto appena approvato dall’Amministrazione comunale
relativo al protocollo sulla trasparenza dei dati e delle informazioni
amministrative e delle politiche di anticorruzione. Ha poi chiuso i lavori la dott.ssa Alessandra Arru dell’Agenzia
Europe Direct di Sassari che ha illustrato le politiche finanziarie e
organizzative dell’Agenzia per la Coesione territoriale. La partecipazione è
stata attiva e costante e ne hanno dato ampia diffusione anche i TG della
Sardegna.
Cosa abbiamo scoperto
Avanzamento
L'ente attuatore è il Comune di Olbia, quello programmatore la Regione Autonoma della Sardegna. L’appalto è stato portato
a termine e i lavori sono stati collaudati. Il progetto è stato finanziato al
100%. L’intervento ha riguardato il restauro di una parte che ora è diventata
zona archeologica, ma i soldi non sono bastati per riportare tutti i reperti in
luce e quindi alcuni sono stati messi in sicurezza e seppelliti nuovamente. Dei 1.180.000,00
di euro ne sono stati spesi € 1.069.382,48 e gli altri la Regione li ha
richiesti indietro. E' stato regolarmente fatto l'appalto dei lavori, che hanno
riguardato il restauro dei reperti e la realizzazione di un sito percorribile e
ispezionabile con impianti di illuminazione e deumidificazione. La ditta che si
è occupata dei restauri è di Bari. Nell’arco del 2015 sono stati chiusi i lavori.
Le spese dovevano essere rendicontate entro
il 31 agosto del 2015.I pagamenti sono avvenuti
per stati di avanzamento. Mentre avanzavano i lavori, l’impresa chiedeva i
pagamenti. Gli stati di avanzamento sono stati in tutto sei. L’impresa ha
rispettato i termini dell’appalto. Successivamente sono partiti gli ulteriori
adempimenti burocratici finalizzati a rendere fruibile il
lavoro svolto. Infine ogni fase del lavoro è passata
al vaglio degli enti di controllo.
Risultati
L’area della piazza antistante la chiesa di
San Simplicio, interessata dai lavori di realizzazione del parcheggio interrato
nell’ambito del progetto denominato Urban Center, corrisponde ad una porzione
della necropoli punica, romana e medievale dell’antica Olbia; fin dall’inizio
delle operazioni di scavo finalizzate alla realizzazione del citato parcheggio,
sono venuti alla luce diversi reperti archeologici, per cui si è immediatamente
proceduto alla esecuzione di uno scavo archeologico, realizzato tra ottobre
2000 e aprile 2012 coi fondi del progetto originario sotto la direzione della
soprintendenza per i beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro. I
lavori erano diretti sul campo dagli archeologi dott.ssa G. Pietra e dott. G.
Pisano. E’ così venuta alla luce non solo una stratificazione di circa 450
sepolture databili dal II secolo A.C. al XII secolo d.C., ma anche delle
strutture murarie, le principali delle quali sono da riferire ad una rampa di
accesso al santuario di Cerere che si cela sotto la chiesa e ad un forno da
calce d’età medioevale relativo alle fasi di edificazione della medesima
chiesa. Il materiale archeologico, molto abbondante, consta di piatti, coppe,
anfore, lucerne, vetri, gioielli, monete, statuette, ecc. Rilevanti sul piano
storico sono delle ceramiche greche databili tra VIII e il VI secolo a.C.
Naturalmente i rinvenimenti hanno comportato una dilatazione dei tempi di
realizzazione del progetto, una sua parziale modifica e la salvaguardia dei
resti immobili rinvenuti hanno comportato maggiori costi. Il progetto Urban Center fu finanziato
con circa 12 milioni di euro, questo ulteriore progetto con € 1.180.000,00; quelle spese sono state € 1.069.382,48. Con
questi soldi sono stati messi in sicurezza i ritrovamenti archeologici e sono state fatte emergere le strutture stabili;l’intervento ha permesso la realizzazione degli impianti di illuminazione, di trattamento aria, di videosorveglianza e anti-intrusione; la realizzazione di camminamenti e di percorsi guidati, il restauro di tombe e la fornitura di sistemi di informazione touch-screen. La gestione del sito è stata
affidata a una agenzia che si occupa di servizi chiamata ASPO. Questo progetto
ha avuto un iter amministrativo ordinario, ma è stato appaltato in maniera
singolare come estensione di quello denominato Urban center; in pratica
l’appalto è stato esteso all’impresa che era stata scelta per realizzare
l’Urban Center. In più, quando furono rinvenuti i reperti, il Comune di Olbia,
con fondi propri, restaurò parte di alcuni ritrovamenti.
Punti di debolezza
A causa delle limitate risorse economiche nell’ambito del progetto sopraccitato non si è potuto procedere con la esecuzione di ulteriori lavori finalizzati al recupero e alla valorizzazione del sito. Inoltre al momento del nostro monitoraggio civico il sito archeologico, pur essendo stato dato in gestione alla società ASPO, non è visitabile secondo un orario di apertura quotidiano ma solo su prenotazione. Alla nostra ispezione nella piazza e nel parcheggio sottostante la piazza, da cui si accede al sito archeologico, alcune scale di passaggio dalla piazza al parcheggio ci sono sembrate essere totalmente abbandonate, buie, sporche e sottoposte ad incurie ed atti vandalici. Lo stesso parcheggio non ci è sembrato molto utilizzato anzi, le due volte che vi abbiamo fatto visita, una volta di mattina ed una di sera, il parcheggio era sempre senza nessuna auto parcheggiata. Gli ascensori che permettono di scendere dalla piazza al parcheggio e quindi al sito archeologico non sono utilizzabili se non da chi possiede il biglietto del parcheggio.Il sito archeologico inoltre ci è apparso, oltre le vetrate che si affacciano sul parcheggio, completamente al buio quindi non affatto visibile dall'esterno a qualsiasi turista che si reca sul posto e tenti di guardare il sito archeologico attraverso la vetrata.Inizialmente durante il nostro lavoro di ricerca non è stato molto semplice reperire la documentazione riguardante il progetto sul sito istituzionale del Comune di Olbia.
Punti di forza
L'aspetto più interessante del progetto monitorato è sicuramente l'area archeologica portata alla luceche,
una volta terminati i lavori, rappresenterà un imponente polo d’attrazione
turistico e culturale, all’interno del sistema museale della Sardegna. L’area
corrisponde ad una porzione della necropoli punica, romana e medioevale
dell’antica Olbia. In essa è stata riscontrata la stratificazione di circa 450
sepolture (a fossa, alla cappuccina, a cassone, a incinerazione), databili dal
II sec. a.C. al XII d.C., ma anche di strutture murarie, le principali delle
quali sono da riferire ad una rampa di accesso al santuario di Demetra-Cerere,
che si cela sotto la chiesa e ad un forno da calce d’età medioevale relativo
alle fasi di edificazione della chiesa.
Rischi
Il sito archeologico è stato dato in gestione dal Comune all'ASPO. Il rischio maggiore è che la zona di passaggio dalla piazza al parcheggio resti in parte abbandonata e che sia oggetto di incuria e di atti vandalici; inoltre la non fruibilità del sito archeologico da parte dei turisti attraverso un orario di apertura ordinario del sito potrebbe vanificare l'effetto di riqualificazione dell'area in termini di incremento del turismo nella città di Olbia.
Soluzioni e Idee
Con la realizzazione delle opere previste nel presente intervento il sito archeologico potrà essere visitabile e fruibile dalla città e dai turisti tutto l’anno. E' auspicabile innanzitutto l'apertura quotidiana del sito archeologico in modo che i turisti che visitano la città di Olbia possano visitare il sito in qualsiasi ora della giornata e non solo su prenotazione. Inoltre è opportuno inserire il sito archeologico di San Simplicio nella retedelle risorse storico archeologiche della città in modo da
consentire al turista di seguire un percorso organizzato ed agevole di visita
da una parte all’altra della città. Inoltre, appena le risorse finanziarie lo permetteranno, ci auguriamo che molti lavori di cavo possano essere ripresi per riportare alla luce quanto scoperto durante i lavori ma non ancora reso usufruibile.
Metodo di indagine
Come sono state raccolte le informazioni?
- Raccolta di informazioni via web
- Visita diretta documentata da foto e video
- Intervista con i soggetti che hanno o stanno attuando l'intervento (attuatore o realizzatore)
- Intervista con i referenti politici
Ing. Gian Piero Mura, Presidente del Consiglio comunale di Olbia;
Geom. Franco Addis, figura tecnica responsabile del procedimento amministrativo;
Dott. Gianpiero Palitta, ex Assessore Consiglio Comunale di Olbia
Domande principali
a) Ci parli della storia di questo progetto: come é nato, chi l'ha finanziato, quali fasi ha attraversato, qual é la sua storia amministrativa. L'opera realizzata ha rispettato il progetto iniziale o ci sono state variazioni in itinere?
b) I soldi sono stati tutti spesi o è avanzato del denaro? E se ne é avanzato che fine ha fatto?Alle gare d'appalto hanno partecipato aziende locali, regionali o nazionali? Sono stati fatti e certificati i necessari collaudi? I lavori sono finiti? É avanzato del denaro? E se ne é avanzato che fine ha fatto?
c) Come sono avvenuti i pagamenti? La documentazione è fruibile da tutti?
Risposte principali
a) È un progetto che nasce come conseguenza di un altro progetto chiamato “Urban center” , finanziato dalla Comunità europea (Asse 2000_ 2006) con fondi per aree sottoutilizzate o svantaggiate, di cui facevano parte alcune zone della Sardegna. Era un progetto grandioso che avrebbe dovuto ristrutturare la piazza di San Simplicio arrivando fino alla stazione e poi creare un garage e diverse aree per varie attività commerciali ( business plane), un incremento anche nel settore produttivo che negli anni avrebbe ammortizzato le spese. Molte aree svantaggiate in quegli anni erano oggetto di diversi finanziamenti. E il Comune di olbia si è presentato con un progetto di qualità che è stato accettato. Ma strada facendo, con l’avanzare dei lavori, sono venuti fuori diversi reperti archeologici. A Olbia è facile trovarne quando si scava un po’. A quel punto si è dato inizio al nuovo progetto di valorizzazione dell’area di San Simplicio ( progetto gemma dell’Urban Center), il progetto oggetto di questo monitoraggio, appunto.
L’area della piazza antistante la chiesa di San Simplicio, interessata dai lavori di realizzazione del parcheggio interrato nell’ambito del progetto denominato Urban Center, corrisponde ad una porzione della necropoli punica, romana e medievale dell’antica Olbia; fin dall’inizio delle operazioni di scavo finalizzate alla realizzazione del citato parcheggio, sono venuti alla luce diversi reperti archeologici, per cui si è immediatamente proceduto alla esecuzione di uno scavo archeologico, realizzato tra ottobre 2000 e aprile 2012 coi fondi del progetto originario sotto la direzione della soprintendenza per i beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro. I lavori erano diretti sul campo dagli archeologi dott.ssa G. Pietra e dott. G. Pisano. E’ così venuta alla luce non sono una stratificazione di circa 450 sepolture databili dal II secolo A.C. Al XII secolo d.C., ma anche delle strutture murarie, le principali delle quali sono da riferire ad una rampa di accesso al santuario di Cerere che si cela sotto la chiesa e ad un forno da calce d’età medioevale relativo alle fasi di edificazione della medesima chiesa. Il materiale archeologico, molto abbondante, consta di piatti, coppe, anfore, lucerne, vetri, gioielli, monete, statuette, ecc. Rilevanti sul piano storico sono delle ceramiche greche databili tra VIII e il VI secolo a.C. Naturalmente i rinvenimenti hanno comportato una dilatazione dei tempi di realizzazione del progetto, una sua parziale modifica e la salvaguardia dei resti immobili rinvenuti hanno comportato maggiori costi. A causa delle limitate risorse economiche nell’ambito del progetto sopraccitato non si è potuto procedere con la esecuzione di ulteriori lavori finalizzati al recupero e alla valorizzazione del sito. Con la realizzazione delle opere previste nel presente intervento il sito archeologico potrà essere visitabile e fruibile dalla città e dai turisti tutto l’anno. Il progetto Urban Center fu finanziato con circa 12 milioni di euro, questo ulteriore con € 1.180.000,00; quelle spese sono state € 1.069.382,48. Con questi soldi abbiamo messo in sicurezza i ritrovamenti archeologici e abbiamo fatto emergere le strutture stabili; abbiamo realizzato gli impianti di illuminazione e di sicurezza e dei camminamenti. La gestione del sito è stata affidata a una agenzia che si occupa di servizi chiamata ASPO. Questo progetto ha avuto un iter amministrativo ordinario, ma è stato appaltato in maniera singolare come estensione di quello denominato Urban center; in pratica l’appalto è stato esteso all’impresa che era stata scelta per realizzare l’Urban Center. In più, quando furono rinvenuti i reperti, il Comune di Olbia, con fondi propri, restaurò parte di alcuni ritrovamenti.
b) L’appalto è stato portato a termine e i lavori sono stati collaudati. Il progetto è stato finanziato al 100%. L’intervento ha riguardato il restauro di una parte che ora è diventata zona archeologica, ma i soldi non sono bastati per riportare tutti i reperti in luce e quindi sono stati conservati. Dei 1.180.000,00 di euro noi ne abbiamo spesi € 1.069.382,48 e gli altri la Regione li ha richiesti indietro. Abbiamo appaltato regolarmente i lavori che hanno riguardato il restauro dei reperti, la realizzazione di un sito percorribile e ispezionabile con impianti di illuminazione e deumidificazione. La ditta che si è occupata dei restauri è di Bari. Nell’arco del 2015 abbiamo chiuso i lavori. Le spese dovevano essere rendicontate entro il 31 agosto del 2015. La Regione ci ha richiesto indietro i soldi non spesi e non rendicontati entro quella data.
c) I pagamenti sono avvenuti per stati di avanzamento. Mentre avanzano i lavori, l’impresa chiede i pagamenti. Gli stati di avanzamento sono stati in tutto sei. L’impresa ha rispettato i termini dell’appalto. Successivamente partono gli ulteriori adempimenti burocratici che portano alla possibilità di rendere fruibile il lavoro svolto. Prima viene versato il 15% del totale e poi man mano vengono richiesti e riconosciuti gli altri importi. Ogni spesa è stata rendicontata con atti, quietanze e fatture che la Regione ha approvato. La documentazione amministrativa è fruibile su richiesta. Tutto è accessibile e tutto è trasparente. La distanza tra il cittadino e l’Amministrazione pubblica nasce solo quando il cittadino è disinteressato. Un comunità è tanto più civile quanto più si interessa al bene pubblico. Tutti i progetti hanno superato dei bandi pubblici, sia per quanto riguarda la progettazione che l’esecuzione delle opere. Poi ogni fase del lavoro è passata al vaglio degli enti di controllo.