REPORT DI MONITORAGGIO CIVICO
Attrattore Porto Cirò Marina

Inviato il 11/02/2021 | Di Krimisa Team 20 | @krimisa_team_20

Descrizione

Il progetto è voluto fortemente dall’amministrazione comunale di Cirò Marina per migliorare il porto. Il porto è simbolo del paese ed è ricchezza economica.
Grazie alle Politiche di Coesione, vediamo realizzate infrastrutture grandiose, che migliorano la qualità della vita dei residenti e valorizzano le risorse naturali, culturali e paesaggistiche del territorio.
Il progetto è iniziato nel 2014 ed è terminato nel 2017, anche se la fine era prevista per il 30/06/2016. Esso rientrava nella programmazione 2007-2013, ed era un Por CONV FERS Calabria, Asse V Risorse Naturali, Culturali e Turismo sostenibile.
I lavori sono stati realizzati grazie all'impiego di € 1.185,604,58, che hanno permesso il ripristino di due banchine, la realizzazione del bacino turistico, dell'ormeggiamento delle barche, la ricostruzione del muro paraonde, dei pontili dell'avamporto e l'inserimento di colonnine di energia elettrica per rifornire le barche che attraccano al porto.























Cosa abbiamo scoperto

Avanzamento

Il progetto monitorato è terminato nel 2017, ed è stato liquidato per il 96% della somma prevista, come si evince dai dati riportati sul sito di OpenCoesione. E' stato realizzato quanto era stato previsto nel progetto, vale a dire i seguenti interventi:
• il salpamento e la collocazione in opera, su basamento esistente, dei blocchi prefabbricati in calcestruzzo riversati, dalle mareggiate degli anni precedenti, all’interno del bacino. Questo intervento è stato effettuato solo sui blocchi integri e recuperabili;
• realizzazione ex novo di blocchi in calcestruzzo per il completamento della banchina disperdente e banchina a massi;
• realizzazione di fori orizzontali nella parete verticale lato terrapieno delle celle di banchina recuperate in acqua e posa in opera a ridosso degli stessi di apposita rete idraulica per evitare la fuoriuscita del materiale minuto in occasione di eventi meteomarini eccezionali;
• alle celle recuperate sono stati praticati dei fori per l’inghisaggio di barre in acciaio inox aisi 304 e la sigillatura degli stessi mediante malta espansiva,
• rinfianco dei blocchi prefabbricati in parte con il materiale che verrà recuperato ed in parte con misto di cava (peso 0,1-1000 kg);
Nella Darsena Turistica sono stati effettuati i seguenti interventi:
• il posizionamento di n.10 moduli galleggianti di dimensioni 12x2,35 m e n.1 modulo 8x2,35 m realizzati con un robusto telaio in acciaio zincato a caldo e galleggianti costituiti da un involucro esterno di calcestruzzo, additivato con fibre sintetiche, e nucleo in polistirolo espanso;
• la realizzazione di passerelle mobili, colleganti le banchine con i pontili galleggianti;
• il salpamento dei moduli galleggianti esistenti e il loro successivo controllo (controllo catene, grilli di fissaggio, cerniere, ecc.). Gli eventuali elementi ammalorati sono stati riparati e/o sostituiti (sostituzione di doghe rotte, riparazione delle colonnine di rifornimento idrico ed elettrico, ecc.). Dopo aver effettuato le suddette operazioni, verranno posizionati all’interno dell’avamporto.
Per il rafforzamento della Diga Foranea erano previsti i seguenti interventi:
• il rifiorimento della mantellata esterna con 50 massi artificiali “tipo accropodi” da 6,3mc;
• il rinfianco del masso di carico, in corrispondenza del bacino di espansione, sia con accropodi da 3,0 mc e sia con le celle antiriflettenti salpate e non riutilizzabili.


Risultati

Intervento molto utile ed efficace - Gli aspetti positivi prevalgono ed è giudicato complessivamente efficace dal punto di vista dell'utente finale

Particolarmente critico è il sistema portuale della Regione Calabria che è caratterizzato da poche strutture marittime scarsamente attrezzate, incomplete e poco funzionali, non sufficienti a rispondere alle esigenze dei diportisti (italiani e stranieri), nelle quali si può dire soltanto che “è possibile il parcheggio di natanti ed imbarcazioni”.
A seguito dello sviluppo della nautica, negli ultimi decenni, Cirò Marina è stata sempre la meta più frequentata dell’intera provincia crotonese.
L’assenza di strutture che garantiscano Il potenziamento del porto turistico, quindi, mette le basi per un deciso innalzamento del valore turistico della località, sia perché rende accessibile e fruibile il patrimonio storico-naturalistico-paesaggistico ad un segmento sino ad oggi assente, sia perché lo sviluppo del turismo nautico consente l’accesso ad un’utenza non locale di livello medio-alto. Sulle ricadute occupazionali ed economiche, riteniamo superfluo soffermarci, sono disponibili svariate statistiche che dimostrano l’eccezionale valenza di queste strutture negli ambiti turistici.
L’intervento consiste nella riqualificazione e ripristino di un tratto di banchina turistica, sottoutilizzata in quanto danneggiata, e nell’ampliamento delle banchine turistiche utilizzando gli spazi dell’avamporto.
Il tutto nell’ottica di valorizzare l’infrastruttura portuale ai fini dello sviluppo turistico.
Ciò consentirà di incrementare il numero dei posti barca, con particolare riferimento al miglioramento delle condizioni atte ad intercettare il flusso turistico delle imbarcazioni diportistiche a vela, contribuendo così a migliorare i sistemi regionali di mobilità sostenibile.
L’intervento consiste nella riqualificazione e ripristino di un tratto di banchina turistica, sottoutilizzata in quanto danneggiata, e nell’ampliamento delle banchine turistiche utilizzando gli spazi dell’avamporto.
Il progetto ha come finalità anche l’incremento dei servizi per il turismo nautico e il miglioramento del contesto ambientale di riferimento, della qualità e quantità dell’informazione turistica e della promozione della cultura dell’accoglienza.
L’intervento ha voluto valorizzare le identità e specificità del territorio, dei prodotti locali, attraverso l’installazione di gazebo informativi e di esposizione di prodotti tipici, e concorre alla valorizzazione turistica in termini di aumento e di destagionalizzazione dei flussi.
Il progetto tende a ridurre l’impatto ambientale minimizzando l’uso del suolo, in quanto utilizzano aree già destinate all’infrastruttura portuale, che vengono così riorganizzate e valorizzate.
Infatti, il progetto mira al recupero di realtà esistenti attraverso l’uso di specchi d’acqua protetti dove l’attività commerciale e peschereccia non è più vantaggiosa e dove moli, banchine, piazzali, volumi edilizi sono essere convertiti riqualificando aree altrimenti destinate al degrado.

Punti di debolezza

Dalle interviste fatte ai tecnici, ai referenti politici, è emerso una discrepanza tra l’ultimo importo erogato e quello presente nella relazione elaborata dall’ingegnere Mastroianni, che nella sua relazione generale, ha spiegato che questo progetto ha avuto un ribasso del 5%. Successivamente, è stata fatta una perizia di variante, però l’importo è rimasto fisso, sono, invece, variati gli importi lavori, quindi, questi ultimi hanno subito un ribasso del 5%, che è stata recuperato con la perizia di variante.
L’assenza di strutture che garantiscano però standard di sicurezza a livello europeo e completezza di servizi, ha fatto si che questa località sia rimasta legata ad un turismo strettamente locale e per nulla destagionalizzato. Dal punto di vista nautico, tale situazione obbliga infatti delle escursioni solo giornaliere; anche le grandi imbarcazioni di passaggio, difficilmente sostano a Cirò Marina preferendo località con strutture adeguate, così come non possono programmare una vacanza per conoscere ed apprezzare la Costa Ionica perché non hanno un luogo ove fermarsi.

Punti di forza

Mediante i finanziamenti ricevuti, è stata possibile la ricostruzione di una parte della pavimentazione e precisamente la parte delle banchine di cemento della darsena centrale in concessione ai pescatori, e delle nuove banchine di legno in concessione alla Lega Navale. In merito all’entrata del porto, uno degli aspetti positivi, è la creazione dei dissuasori che hanno impedito l’accesso alle auto non autorizzate e, quindi, una limitazione del traffico nell’area portuale.
Il progetto tende a ridurre l’impatto ambientale minimizzando l’uso del suolo, in quanto utilizzano aree già destinate all’infrastruttura portuale, che vengono così riorganizzate e valorizzate.
Infatti il progetto mira al recupero di realtà esistenti attraverso l’uso di specchi d’acqua protetti dove l’attività commerciale e peschereccia non è più vantaggiosa e dove moli, banchine, piazzali, volumi edilizi possono essere convertiti riqualificando aree altrimenti destinate al degrado.

Rischi

Dalle interviste è emerso che se non si realizza al più presto un terzo bacino dell'acqua, il turismo da diporto non aumenterà. Dev'essere aumentata la capienza del porto. Mancano posti per l'attracco di navi lunghe da 15 ai 20 metri, che porterebbero ricchezza al paese.
Il potenziamento del porto turistico quindi mette le basi per un deciso innalzamento del valore turistico della località, sia perché rende accessibile e fruibile il patrimonio storico-naturalistico-paesaggistico ad un segmento sino ad oggi assente, sia perché lo sviluppo del turismo nautico consente l’accesso ad un’utenza non locale di livello medio-alto.

Soluzioni e Idee

Sarebbe giusto collocare i gazebi nell'area portuale di fronte alle due banchine, così come era previsto nel progetto iniziale. Questi gazebi servirebbero a promuovere i prodotti tipici enogastronomici, come il vino che costituisce un'eccellenza del nostro territorio, sin dai tempi degli antichi greci.

Metodo di indagine

Come sono state raccolte le informazioni?

  • Raccolta di informazioni via web
  • Visita diretta documentata da foto e video
  • Intervista con gli utenti/beneficiari dell'intervento
  • Intervista con altre tipologie di persone
  • Intervista con i referenti politici

I soggetti intervistati sono stati: il Presidente della Lega Navale di Cirò Marina, il signor Pasquale Martire, l'ingegnere Antonio Mastroianni, l'Onorevole Nicodemo Filippelli, ex senatore della Repubblica. Il signor Pasquale Martire presiede la Lega Navale di Cirò Marina e ci ha guidato sul posto indicandoci tutto ciò che era stato realizzato. E' stato possibile verificare ciò che era stato realizzato effettivamente.
L'Onorevole Filippelli ci ha fatto un excursus della storia del porto dalle origini fino ad arrivare al nostro progetto.

Domande principali

All'Onorevole Filippelli è stato chiesto:1) "Potrebbe farci un excursus storico del porto di Cirò Marina?"
2) "Ci saranno altri interventi simili a questo da noi monitorato?"

Al signor Martire Pasquale è stato chiesto: 1) "Quali interventi sono stati realizzati con il progetto Attrattore porto cirò Marina?"
2) "I soggetti economici, come i pescatori, i negozianti, che ruotano attorno al porto, hanno tratto vantaggio dalle migliorie apportate al porto?

Risposte principali

Risposta n°1 dell'on. Filippelli) La storia del porto è stata lunga e tortuosa. Ma è giusto raccontarla....
La città di Cirò Marina, l’unica, fra le tante frazioni marine dei vari paesi marittimi, che è diventata Comune autonomo nel 1952. Era una delle “marine” che vivacizzavano, con la loro vitalità, la costa ionica calabrese, che va da Rocca Imperiale ai confini della provincia di Catanzaro con Reggio Calabria.
La Marina di Cirò ha avuto una crescita demografica abbastanza sostenuta, se si pensa che il primo nucleo di abitanti, che si è stabilito sul nostro litorale e di cui si ha notizia certa, come si desume dagli atti di nascita presenti negli archivi parrocchiali, risale al 1880-1881. Un nucleo di circa 568 individui, per lo più pescatori e per lo più appartenenti alle prime famiglie (Carelli, Filippelli, De Martino, Malena) che si sono sistemati in località “Baracca”. Anche il foglio del1881 dell’Istituto Topografico militare, mostra un discreto numero di costruzioni sparse lungo il nostro litorale. Nel giro di pochi decenni queste costruzioni e quel primo nucleo abitativo si sono moltiplicati straordinariamente.
Il mare molto pericoloso, il completamento della linea ferrata Taranto-Reggio Calabria, la realizzazione del primo tracciato della SS106, i lavori di bonifica e il debellamento della malavita, il potenziamento dell’attività agricola e della viticoltura in particolare, il sorgere di varie Cantine in località stazione, lo sviluppo delle imprese commerciali hanno dato una notevole spinta all’economia locale ed hanno favorito una maggiore occupazione, e quindi, una consistente richiesta di manodopera. Già alla fine degli anni trenta, la popolazione della Marina era superiore a quella di Cirò. Questa capacità, accompagnata necessariamente da una parallela attività edilizia, ha portato ad un notevole sviluppo urbanistico, che ha fatto crescere negli abitanti della marina la conoscenza dei loro interessi. Naturalmente nel dissenso generale, i marinai insistevano sul porto per i pescatori e la richiesta dell’autonomia. L’autonomia venne data. Nel 1952 il governo decretò l’elevazione della Marina di Cirò a Comune autonomo.
Con l’autonomia comunale il tema del porto divenne centrale nel dibattito politico cittadino. In tutte le competizioni elettorali per il rinnovo del Consiglio Comunale, il porto diventava argomento intorno al quale impegni e proposte si sprecavano. D’altra parte, in un momento di ricostruzione post bellica, non era facile trovare risorse finanziarie per un porto in un paese di circa 10.000 abitanti, anche se questo paese aveva una delle più grandi marinaie esistenti sul litorale ionico di competenza della Capitaneria di Porto di Crotone. Questo non significa che Cirò Marina non meritasse un porto, tutt’altro! Cirò Marina aveva diritto ad un suo porto per vari motivi: per la sicurezza degli addetti alla pesca, per il rifugio e la difesa delle imbarcazioni durante le mareggiate, per favorire ed incentivare l’attività di pesca, settore importante nell’economia della città. In seguito, si è aggiunto un altro motivo, quello forse più determinante: la difesa dell’abitato dai mari forza 7-8-9, che si abbattevano ciecamente contro il centro abitato, seminando distruzione e danni di ogni genere. Le mareggiate del 1972-1973 furono quelle che convinsero di più circa la necessità di costruire un porto, il cui ruolo frangiflutto servisse anche a spezzare la forza delle onde prima che si abbattessero sull’abitato. I danni di quelle mareggiate sono stati tantissimi: lungomare distrutto, abitazioni (n.18) inghiottite, barche da pesca danneggiate irrimediabilmente. Sono state quelle scene apocalittiche a mettere insieme tutte le forze politiche per lo stesso obiettivo: costruire il porto al centro del paese. Ed è stata questa decisione comunale a fare abbandonare un progetto di porto-centrale da realizzare in località Punta Alice, là dove oltre un secolo prima un porto centrale l’aveva immaginato e ipotizzato lo storico e studioso cirotano Giovanfrancesco Pugliese. Un progetto che il vice sindaco Filippelli agli inizi del 1972 aveva presentato alla residenza della Giunta Regionale anche con una certa fortuna. Sarebbe stata un’opera bella e turisticamente attrattiva. Di fronte al bene comune, è necessario rinunciare anche alle cose belle e forse più attinenti alla realtà urbanistica del paese. Infatti, Cirò Marina, pur essendo una cittadina che ha un cospicuo numero di pescatori, non ha l’aspetto di una cittadina marinara, che vive, cioè sul mare. L’abitato si espande più verso l’interno che lungo il mare e non presenta nemmeno la tipica fittezza di case dei paesi di pescatori. Proprio per questo aspetto edilizio e per questo suo sviluppo verso l’interno, la studiosa Maria Luisa Gentileschi, in un suo lavoro del 1970, trova corretto classificare Cirò Marina come “centro costiero di spiaggia”. Sarebbe stato più attinente il porto centrale, ma la difesa dell’abitato ha avuto il sopravvento. Oggi il porto è una bella e concreta realtà. I giornali calabresi, nel gennaio del 2002, all’indomani dell’inaugurazione, hanno definito il porto come “uno dei più eleganti salotti all’aperto”.
Infine, il porto di Cirò Marina, partito come struttura di difesa dell’abitato delle mareggiate (ricordiamo quelle del 1932-1956-1963-1972-1973), ci è stato consegnato come turistico e peschereccio; ed è proprio questa specificità che giustifica le strutture evidenti all’interno dell’area portuale: Capitaneria di Porto; Lega Navale; Mercato ittico; Cooperativa pescatori; Box per attività inerenti; Hangar per eventuali operazione di revisione motori; Carroponte; Impianto fornitura carburanti; Museo attività marinare; Potenti fasci illuminati. Certamente, mancano altri servizi necessari per assicurare lo svolgimento e l’esplicamento delle varie funzioni che il porto è chiamato ad assolvere, perché possa essere strumento di valido e prezioso valore di sviluppo economico.
Manca, prima di tutto, una gestione esperta, competente e rigorosa, che rilanci a livello nazionale la politica del dipartimento nautico, ma soprattutto che tenga lontano dall’area portuale attività estranee e non trasparenti.
L’iter burocratico seguito per poter portare a compimento la costruzione del porto è stato lungo, tormentato e complicato. Difficoltà di ogni genere ne hanno rallentato e spesso bloccato il processo. Da ricordare la presa di posizione della Sovrintendenza ai Beni Ambientali, che, nel più bello, ha bloccato i lavori, perché ha preteso che il muro paraonde, per esempio, venisse rivestito da mattonelle colorate e che la pavimentazione non fosse di cemento. Non sono mancate le difficoltà rapportate dalla Regione, che tardava ad approvare le ultime modifiche apportate al progetto per migliorarne la struttura; non sono mancate le difficoltà nel rilancio del nullaosta paesaggistico. Solo la elezione a Consigliere regionale (nel 1995) del Sindaco Filippelli ha risolto le difficoltà ed ha accelerato il rilancio delle autorizzazioni mancanti. Dall’intervista all’onorevole Filippelli, è emerso che, in attesa della costruzione del porto, il centro abitato è stato tutelato da cordoni di muri in cemento armato disposti lungo la spiaggia, da cui partivano frangiflutti, sempre in cemento armato, che partendo, appunto, dalla spiaggia entravano nel mare per circa 150-200 metri in posizione obliqua, in modo da spezzare la forza dei marosi a distanza. Si sono spesi tanti soldi per dare sicurezza ai cittadini abitanti in prima fila sul lungomare, che, intanto era stato ricostruito, ampliato e rifondato anche con pilastri profondi 15-20 metri.
Il lavoro degli amministratori per definire l’iter amministrativo e burocratico fu lungo e problematico. Grazie all’intervista fatta all’on. Filippelli, abbiamo potuto ricostruire l’iter burocratico che ha portato alla gara e alla realizzazione del porto.

Risposta n°2 dell'on. Filippelli ) Sì. Il Consiglio Comunale ha approvato un progetto che partirà da settembre 2021. Si tratta del progetto "Riqualificazione, messa in sicurezza, adeguamento e potenziamento dell'area portuale", con quale si punterà al miglioramento della competitività del sistema portuale e interportuale". La Regione Calabria, come ci ha informato l'On. Filippelli, a conclusione della procedura di selezione per interventi infrastrutturali nei porti di rilevanza economici regionale interregionale, ha assegnato al Comune di Cirò Marina con decreto dirigenziale n° 15647 del 28/12/2017 5.000.000,00 di euro per realizzare l'intervento. L'intervento dovrà migliorare l'infrastruttura portuale a fini dello sviluppo turistico e il miglioramento del contesto ambientale di riferimento, della qualità e della quantità dell'informazione turistica e della promozione della cultura dell'accoglienza.
Risposta n°1 del Presidente Pasquale Martire 1) Il progetto Attrattore per la riqualificazione del porto di Cirò Marina, attuato nel 2014, è principalmente di carattere strutturale. Esso ha consentito la ricostruzione delle parti demolite dalla mareggiata del 2009, innalzando il molo foraneo di circa 70 centimetri e creando un rialzamento della base in modo da evitare il ribaltamento dello stesso. Tutto ciò ha sicuramente tamponato il pericolo delle onde, ma non dà sicurezza alle barche ormeggiate, in quanto le parti ricostruite, sono state di nuovo messe a rischio di ribaltamento dalle varie mareggiate. La vera messa in sicurezza del molo foraneo dovrebbe essere assicurata dagli scogli posti tra l’onda e il molo chiamati Tetrapodi, ormai quasi inesistenti in quanto il porto e stato costruito a ridosso del canyon e quindi, sul ciglio di una fossa che rende difficile il posizionamento degli scogli flangiflutti.