REPORT DI MONITORAGGIO CIVICO
Tecnologia e Ricerca al servizio dell'ambiente: il progetto SIRIMAP
Inviato il 28/02/2022 | Di Iguardianidelmare
| @Guardianiitst
Descrizione
Il progetto SIRIMAP comprende più soggetti diversi che sono coordinati dal DAC (Distretto Aerospaziale della Campania). L'Università degli Studi del Molise è uno di questi soggetti che ha ottenuto, nell'ambito del programma PON FESR 2014-2020, un finanziamento di più di 200.000 euro per portare a termine uno degli obiettivi di SIRIMAP, ovvero raccogliere campioni di fauna marina del Mediterraneo e analizzarli per individuare la presenza di microplastiche negli organismi di pesci e molluschi. L'indagine ha dunque lo scopo di descrivere l'impatto dell'inquinamento marino da microplastiche nella fauna ittica e contribuisce agli studi, attualmente ancora in una fase iniziale, relativi al rischio alimentare per gli esseri umani, dovuto a questo tipo di inquinamento. Gli altri soggetti coinvolti sono aziende private collegate al DAC, l'Università degli Studi di Brescia, l'Università degli Studi di Napoli Parthenope, l'Istituto Nazionale delle Ricerche. Grazie alla sinergia tra industria, ricerca e università, che si sono avvalse di fonti di finanziamento diverse, SIRIMAP sta realizzando la finalità di rendere il Mediterraneo più salubre individuando, caratterizzando, recuperando e riciclando plastiche e microplastiche.
Cosa abbiamo scoperto
Avanzamento
Il progetto è iniziato il 4 dicembre 2018, poi ha avuto una battuta d'arresto per la pandemia di Covid-19 e ha ottenuto una proroga di un anno. La fine è prevista per il 31 maggio 2022 e, secondo i soggetti intervistati, dovrebbe effettivamente concludersi entro quella data. L'Università del Molise ha pressocchè completato le sue attività - ricordiamo che è uno dei soggetti coinvolti in Sirimap - relative alla realizzazione dell'obiettivo di caratterizzare meso (dimensione tra 4,7 e 200 mm) e microplastiche (microplastiche di medie dimensioni, tra 0,33 mm e 4,7 mm) in laboratorio, sviluppando un sistema di analisi delle stesse completo per monitorare i campioni prelevati in mare. Le attività dell'Unimol sono in fase molto avanzata e sono già state realizzate delle pubblicazioni scientifiche su alcuni risultati della ricerca. Invece, la fase di diffusione dei risultati globale, di tutto il progetto Sirimap nel suo insieme (quindi con gli obiettivi realizzati da tutti gli attori) non è ancora iniziata ma comincerà nei prossimi mesi.
Risultati
Intervento molto utile ed efficace - Gli aspetti positivi prevalgono ed è giudicato complessivamente efficace dal punto di vista dell'utente finaleAnche se il progetto non è ancora proprio concluso, possiamo già parlare di importanti risultati. (In questa sede ci concentriamo su quelli dell'Unimol perchè è soggetto beneficiario del finanziamento che monitoriamo). E' stato messo a punto un sistema per isolare le microplastiche dei campioni di fauna ittica raccolti nel Mediterraneo tra cui mitili, triglie, naselli ed è stato validato un sistema che prevede un processo articolato in estrazione, filtrazione, gestione delle matrici in esame. A questi passaggi segue l’osservazione prima al microscopio ottico di queste particelle e poi la caratterizzazione mediante infrarossi. In collaborazione con il CNR di Pozzuoli, l'Unimol si sta particolarmente interessando ad un sistema relativo all'isolamento e alla caratterizzazione delle microfibre che derivano dalle microfibre tessili, le quali si versano nelle acque già a partire dalla nostre lavatrici e quindi vengono poi ingerite anche dai molluschi , dai pesci e altri animali marini oltre a depositarsi nei fondali. Questa attività di ricerca s'inserisce anche in un settore ancora pionieristico: quello delle indagini sugli effetti delle microplastiche sulla fauna marina e quindi sul rischio alimentare per l'uomo che consuma i prodotti ittici.
Punti di debolezza
Non ci sembra che Sirimap abbia punti deboli. Forse l'unico aspetto che potrebbe essere valorizzato maggiormente, in questo come in altri progetti sviluppati in modo analogo, è dedicare più spazio alla diffusione dei risultati al grande pubblico perchè secondo noi ciò darebbe fiducia ai cittadini sul fatto che non tutto è ormai definitivamente perduto per quanto concerne la salvaguardia ambientale e, al tempo stesso, li motiverebbe ad essere sempre più attivi nel fare la loro parte.
Punti di forza
Ci ha colpito molto ciò che l'Ing. Russo del DAC ci ha spiegato durante l'intervista in merito all'importanza, per sviluppare progetti così all'avanguardia, di creare una cooperazione tra soggetti che appartengono a mondi professionali diversi come le aziende, le università e gli enti di ricerca per fare in modo che le competenze specifiche di ciascuno possano contribuire ad un risultato comune che, ovviamente, è molto più complesso e innovativo di quanto avrebbe potuto essere quello di ogni singolo soggetto partecipante.
Oltre a questo abbiamo apprezzato la scelta di porsi a servizio dell'ambiente per trovare soluzioni che riducano l'inquinamento marino e ne salvino l'habitat e le specie che ospita, noi esseri umani compresi perchè anche se non viviamo propriamente nel mare, esso è fondamentale per noi! Inoltre progetti come questo sono di ispirazione anche per noi ragazzi, ci danno idee per quello che vorremmo fare nel futuro e ci aprono una finestra importante sul livello della ricerca industriale e scientifica in Italia.
Rischi
Abbiamo compreso dalle interviste che una volta concluso questo progetto, i diversi soggetti partecipanti continueranno la loro attività di ricerca e sperimentazione proseguendo e portando a più alti livelli i risultati raggiunti durante lo svolgimento di Sirimap. Il rischio potrebbe essere che non si riescano a creare altre sinergie così efficaci ma, volendo essere ottimisti, se ne potrebbero creare anche di migliori in futuro! Altri rischi sono relativi al fatto che le tecnologie messe a punto adesso diventino presto desuete, quindi sarà necessario che le aziende e gli enti che le hanno progettate continuino a lavorarci su per aggiornarle costantemente. Infine c'è il rischio che ci fa più paura: che i risultati di questo progetto e degli altri di tutela ambientale, non bastino a salvare il mare nostrum perchè, come hanno messo in evidenza gli esperti di Legambiente durante l'incontro, la legislazione italiana è in ritardo nella normativa relativa all'inquinamento marino, soprattutto vanno trovate soluzioni per quello dovuto alla pesca ma non solo: gli studi dell'Unimol e del CNR dimostrano la grande presenza di microfibre tessili che, per esempio, arrivano in mare direttamente dagli scarichi casalinghi. Insomma i risultati di Sirimap non possono che progredire vista la competenza e la motivazione dei suoi attori, ma per il Mediterraneo l'Italia può e deve fare molto di più!
Soluzioni e Idee
Vorremmo solo proporre una articolata serie di eventi di promozione dei risultati del progetto, non solo a livello di diffusione scientifica ma anche di informazione più diretta e immediata per coinvolgere i cittadini e, perchè no? anche le scuole.
Risultati e impatto del monitoraggio
Diffusione dei risultati
- Eventi territoriali organizzati dai team
Connessioni
- Presidente Sede regionale , Legambiente
- Esperta, Legambiente
- Responsabile progetto per Unimol, Università degli studi del Molise
Contatti con i media
- Giornali Locali
Contatti con le Pubbliche Amministrazioni per discutere i risultati del Monitoraggio
Non le abbiamo contattate
Descrizione del caso
Il nostro monitoraggio è stato interessante e formativo ma l'impatto che ha avuto è stato relativo, perché il progetto Sirimap - sia nella sezione sviluppata dall'Unimol che in quelle portate avanti dagli altri soggetti coinvolti ( con finanziamenti diversi da quello di cui l'università del Molise è beneficiaria) - ha proceduto con regolarità, realizzando gli obiettivi prefissati e raggiungendo ottimi risultati a prescindere dal nostro intervento di monitoraggio.
Metodo di indagine
Come sono state raccolte le informazioni?
- Raccolta di informazioni via web
- Intervista con gli utenti/beneficiari dell'intervento
- Intervista con altre tipologie di persone
- Intervista con i soggetti che hanno o stanno attuando l'intervento (attuatore o realizzatore)
Per approfondire le informazioni in nostro possesso sul progetto monitorato, abbiamo intervistato il Prof. Colavita, referente di Sirimap per l'Università degli Studi del Molise e l'Ing. Russo, referente di Sirimap per il Distretto Aerospaziale della Campania, che è l'ente coordinatore di tutto il progetto monitorato.
Per approfondire le informazioni di contesto e comprendere meglio la problematica dell'inquinamento marino da plastiche e microplastiche, soprattutto nell'Adriatico, il mare che bagna la nostra regione, abbiamo intervistato il Dott. Arcolesse, direttore di Legambiente Molise, e l'Ing. Scocchera di Legambiente nazionale.
La nostra indagine, oltre che concentrarsi su SIrimap e i suoi sviluppi ha voluto portare in evidenza anche il rapporto dei cittadini con il problema dell'inquinamento marino e costiero per capire quanto siano sensibili a questa tematica e se siano consapevoli di ciò che si sta facendo per risolverla a livello di associazioni come Legambiente e di soggetti pubblici come le Università, gli enti di ricerca, le amministrazioni, etc. Per questo abbiamo anche somministrato un questionario a un campione di più di trecento cittadini di età compresa tra 14 e 60 anni.
Domande principali
All'Ing. Russo del DAC: Quali tecnologie si stanno mettendo a punto per sviluppare gli obiettivi di SIRIMAP?
Al Prof. Colavita dell'Unimol: Ritiene che i cittadini siano adeguatamente informati sul rischio alimentare relativo all’inquinamento da microplastiche?
Risposte principali
-Ing. Russo: La finalità di Sirimap è aumentare la capacità di identificazione e analisi delle plastiche che sono distribuite nei mari perché ne esistono delle vere e proprie isole, non solo nell’oceano ma anche nel Mediterraneo e non solo al largo ma anche presso le coste, come abbiamo osservato dalle campionature fatte proprio nell’ambito di questo progetto. Le tecnologie sono: A) miglioramento delle metodologie di analisi di laboratorio. Quindi siraccolgono dei campioni e con tecnologie molto avanzate si vanno a ricercare le microplatiche. B) riconoscimento di plastiche da lontano con dei satelliti che hanno sistemi radar o telecamere per individuare plastiche, non microplastiche. Ma individuarle e caratterizzarle a distanza è molto utile nel processo di pulizia del mare e anche in un’ottica preventiva per definire i processi di produzione delle nuove plastiche in modo che in futuro non si formino altre isole. C) Altra tecnologia è quella dei droni che con dei sensori possono vedere le isole a una distanza da 1 Km fino a 400 metri e possono fare delle campionature.
-Prof. Colavita (Unimol): No, penso di no, insomma, tranne qualcuno o particolarmente sensibile alla problematica dell'inquinamento da plastica per lo più sentito come problema ambientale in generale, mentre il focus sul problema dell’ inquinamento marino, dal punto di vista della biologia marina, è recentissimo, parliamo degli ultimi tre o quattro anni. Quindi, ancora tutto da divenire anche quelli che sono i possibili danni che possono derivare all'uomo dai composti plastici. Sono conosciuti un po' i danni da alcuni additivi presenti più largamente nelle plastiche quali per esempio il bisfenolo e gli ftalati che possono essere interferenti endocrini, cioè possono interferire con quello che è l'assetto ormonale delle persone e degli animali, però sappiamo ben poco ed è proprio questa la ragione per cui abbiamo pensato che sia il caso di cominciare a interessarsi anche di questi aspetti per raccogliere dei dati sufficienti per definire quale è il livello di rischio anche dal punto di vista dei consumatori. Poi è chiaro noi assumiamo le microplastiche anche in tanti altri modi, per esempio le fibre tessili che noi respiriamo anche, nel pulviscolo, veniamo a contatto con esse in vari modi, per esempio le ingeriamo bevendo dalla bottiglia di acqua minerale o anche da altri matrici. E quindi magari sarà anche interessante capire il fenomeno dell'accumulo e anche quali possono essere i danni soprattutto per la salute a lungo termine. Se ricordate, poco prima del Covid c'era un certo dibattito per ridurre il consumo di plastiche usate, per mettere in atto delle misure di contenimento che disincentivassero l'uso soprattutto di plastiche monouso. Poi è arrivato il Covid e ci siamo dimenticati del passato. Alle normali plastiche abbiamo aggiunto anche le mascherine, che finiscono in mare perché le abbandoniamo ed esse sono fatte di fibre e quindi di composti plastici, quindi incrementano l’inquinamento da plastiche ma l'opinione pubblica è ancora poco sensibile a questa problematica. D’altra parte noi oggi non registriamo fenomeni acuti di intossicazione da plastiche, però magari potrebbero esserci danni a lungo termine sul sistema endocrino, nel sistema riproduttivo, etc. Ma è un campo in cui siamo stati un po’ pionieri, c’è ancora tantissimo su cui indagare.